APD: i primi risultati

I primi mesi di sperimentazione del servizio di Assistenza Psicologia telefonica ai dipendenti di 5 aziende lombarde hanno fatto emergere importanti feedback rispetto all’iniziativa e alla sua efficacia.
In primis è emerso un forte interessamento all’iniziativa da parte dei dipendenti che si sono rivolti in maniera massiccia agli esperti del Centro. Sicuramente la curiosità per la proposta ha giocato un ruolo fondamentale nello spingere i dipendenti a trasformarsi in utenti del servizio – spiega la Dott.ssa Valentina Penati del Centro FerrariSinibaldi. Un altro elemento che sembra correlato positivamente con il successo dell’iniziativa corrisponde alla garanzia di privacy. Spesso, infatti, e non è solo un luogo comune, non ci si rivolge alla figura dello psicologo per vergogna o per il timore di essere considerati “pazzi” da che ci circonda. Questo è tanto più vero se prendiamo come contesto di riferimento l’ambito aziendale dove risulta molto facile essere esposti alle osservazioni, alle critiche o ai giudizi altrui.
Dalle prime rilevazioni, emerge un’utenza che per lo più si rivolge al servizio per problematiche inerenti la sfera personale. Una spiegazione di tale fenomeno può essere rintracciata nel fatto che il tempo e le energie che vengono destinate al lavoro sono particolarmente consistenti nella vita di ciascuno di noi. Pertanto, molti problemi relazionali, familiari e, più in generale, personali vengono a trovarsi in secondo piano o vengono imputati proprio al lavoro che sottrae serenità alla vita privata.
Inoltre, tutto ciò che riguarda la dimensione personale è molto coinvolgente sul piano emotivo e in funzione di questo causa disagi e sofferenze più profonde per le quali cercare un supporto. La disponibilità di una figura professionale a cui rivolgersi per cercare un confronto su questi aspetti viene colta come importante occasione per dedicare uno spazio al proprio benessere.
Non va poi dimenticato che il servizio viene offerto dall’azienda, per questo in un certo senso l’utente si sente legittimato ad usufruirne perché consentito dall’azienda. E’ questo un importante cambio di prospettiva che porta il dipendente a non vedere più il proprio malessere come un ostacolo al lavoro o come qualcosa di non gradito all’azienda (in particolar modo in questa epoca storica orientata alle performance e alla produttività), quanto piuttosto come una parte normale della persona che l’azienda riconosce, legittima e per la quale cerca di fornire una prima soluzione.

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