La difficoltà che i giovani incontrano sul mercato del lavoro in Italia è palese. E il peggio è che niente toglie loro dalla testa che in azienda si entri solo in base al cognome, alle amicizie, alle conoscenze giuste. La struttura verticale e gerontocratica non aiuta. Con buona pace delle competenze e del curriculum vitae.
«Basta dare un’occhiata ai blog e ai social network: pagine e pagine in cui i giovani italiani riversano le loro frustrazioni per la difficoltà di cercare un lavoro decente o addirittura un semplice stage» sottolinea laconicamente Massimo Delle Grazie che, a 34 anni, è direttore generale di Dermal Medical Division, azienda di Padulle, in provincia di Bologna, leader nella distribuzione di apparecchiature elettromedicali e laser ad alta tecnologia specifiche per la medicina estetica.
Un’azienda in continua espansione che nasconde un segreto: a dispetto della crisi occupazionale qui si continua ad assumere, ma con una corsia preferenziale per i giovani, «anche senza esperienza», in controtendenza con il panorama nazionale. Alla Dermal Medical Division il 98% dei dipendenti ha meno di 35 anni. «Pragmatici, dinamici, versatili. I giovani hanno uno spirito più innovativo e più voglia di mettersi in gioco – puntualizza Delle Grazie –. La gerontocrazia giurassica la lascio volentieri alla politica, anche se nemmeno lì funziona».
Di fatto, la situazione in Italia è poco entusiasmante. Secondo i dati forniti dall’Istat, la disoccupazione giovanile a settembre 2010 è pari al 26,4%, con un aumento di 1,4 punti percentuali rispetto al mese precedente e un aumento di 0,3 punti percentuali rispetto a settembre 2009. Un giovane su quattro, dunque, è senza lavoro. Chi riesce a trovarlo, devono accontentarsi di rapporti a tempo determinato e, fin troppo spesso, è sottopagato.
«Sono convinto che i giovani che, come me, hanno avuto l’intuizione giusta che gli ha permesso di raggiungere risultati imprenditoriali importanti, hanno una sorta di “dovere morale” nei confronti della propria generazione» prosegue Delle Grazie che condivide il punto di vista del Governatore Mario Draghi che all’indice di disoccupazione rilevato dall’Istat ha aggiunto un “tasso di sottoutilizzo” della forza lavoro, calcolato aggiungendo ai senza lavoro “gli inattivi perché scoraggiati”.
«Non si può pensare di togliere ai giovani il coraggio. Il coraggio di mettersi alla prova. E, perché no, di sbagliare. Sbagliando si innova, si scopre, si inventa» continua il direttore generale che ha iniziato la sua avventura imprenditoriale a soli 23 anni e che ha fatto dei giovani una risorsa, trasformandoli in un meccanismo virtuoso da 12 milioni di euro l’anno.