“In questa storia il marcio sta a Roma, non c’entra la Sicilia”. Guia Jelo è un’attrice catanese, ma per fare Agrodolce si era trasferita a Termini Imerese. “Devo ancora avere circa 24 mila euro e gli attori non vivono di cassa integrazione, io non capisco cosa si sia inceppato tra la Rai e la Einstein, ma qui c’è gente che ha rifiutato lavori per firmare un contratto biennale che è carta straccia”. Anche Ernesto Maria Ponte, attore, aveva creduto nella “soap del riscatto siciliano”: “Ho pensato, ingenuamente, che questa terra potesse veramente avviare un polo industriale legato al settore audiovisivo, ho pensato che per una Fiat che se ne andava, vi erano posti legati alla serialità tv che arrivavano”. Ponte deve avere circa 17 mila euro, soldi che probabilmente non rivedrà più. “Sono un attore che non ha problemi a ritrovare ruoli e contratti, mi preoccupo per le centinaia di maestranze che sono rimaste a piedi. Un macchinista ha lo stesso diritto di lavorare di un operaio del Lingotto”. Loredana, invece, era una delle sarte: “Abbiamo manifestato nelle piazze per giorni contro la chiusura della soap, ora sono stanca – racconta – non ci credo più che si troverà una soluzione a questo scandalo“.
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