Covid19: perché gli uomini più colpiti delle donne secondo studio su Nature

Covid19: perché gli uomini più colpiti delle donne secondo studio su Nature

Roma, 31 agosto – Il coronavirus, come capita spesso di legge, è democratico: colpisce chiunque, indipendentemente dal genere, dall’età e dalla condizione sociale. Qualche “predilezione”, però, sembrerebbe averla, dal momento che le sue vittime preferite, dati alla mano, sembrano essere gli uomini di età più avanzata, che hanno il doppio delle probabilità di ammalarsi gravemente e morire rispetto alle donne della stessa età.
I dati fin qui osservati dicono che per ogni 1.000 persone infettate dal coronavirus che hanno meno di 50 anni, quasi nessuna morirà.
Per le persone sulla cinquantina e all’inizio della sessantina, circa cinque soccomberanno al virus, più uomini che donne.
Il rischio, dunque, presenta una forte correlazione con l’età,  salendo rapidamente con il passare degli anni. Per ogni 1.000 persone sulla metà dei settant’anni o più che sono infette, circa 116 moriranno, secondo le evidenze emerse da alcuni dei primi studi dettagliati sul rischio di mortalità per Covid-19.

Le tendenze nelle morti di coronavirus in base all’età sono state chiare sin dall’inizio della pandemia. I team di ricerca che esaminano la presenza di anticorpi contro il Sars-CoV-2 nelle persone nella popolazione generale – in Spagna, Inghilterra, Italia e Ginevra in Svizzera – hanno ora quantificato tale rischio, sul quale la ricerca medico-scientifica continua a indagare molto, come attesta un nuovo studio pubblicato su Nature, il primo ad esaminare la risposta immunitaria in base al sesso, che ha fornito un importante indizio: gli uomini producono una risposta immunitaria al virus più debole rispetto alle donne.

Le donne hanno risposte immunitarie più veloci e più forti, forse perché i loro corpi sono “attrezzati” per combattere gli agenti patogeni che minacciano i bambini in grembo o neonati. Anche se nel tempo, un sistema immunitario in uno stato di allerta costante può essere dannoso. Lo studio si è concentrato in particolare sulle differenze di sesso nelle cariche virali, sui titoli anticorpali specifici per Sars-CoV-2, citochine plasmatiche e fenotipizzazione delle cellule del sangue nei pazienti Covid.

I risultati hanno rivelato che i pazienti maschi avevano livelli plasmatici più elevati di citochine immunitarie innate come IL-8 e IL-18 insieme a un’induzione più robusta di monociti non classici. Al contrario, le pazienti di sesso femminile hanno avuto un’attivazione delle cellule T significativamente più importante rispetto ai maschi durante l’infezione.
Questi risultati – concludono gli autori – forniscono una base importante per lo sviluppo di un approccio basato sul sesso al trattamento e alla cura di uomini e donne con Covid-19.

Fonte: rifday.it
Immagine: pixabay.com

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.