Daniela Giordano, direttore artistico di Festad’Africa Festival, quest’anno alla sua decima edizione, in Orpheus assume le parti di interprete, regista e autrice. Soprattutto nella sua veste di autrice si è impegnata in una riflessione sul contemporaneo e sulla realtà multietnica che ha trasformato la nostra società. Lo spettacolo unisce e utilizza differenti codici culturali dall’ Europa all’Africa, dalla poesia al teatro, dalla musica alla danza, sottolineando le convergenze che mettono in evidenza l’interdipendenza tra diverse culture, è così che il mito di Orfeo ed Euridice si trasforma in qualcosa di nuovo lasciandosi contaminare e contaminando a sua volta i miti e le storie tradizionali dell’Africa che si interrogano sulle ataviche domande umane vita-morte-vita nel legame trascendente dell’amore.
Orpheus propone un nuovo linguaggio teatrale che coniuga e armonizza suggestioni e saperi della cultura europea e della cultura africana, attraverso la danza, il teatro e la musica.
Insieme a Daniela Giordano in scena: il danzatore senegalese Lamine Dabo con le musiche dal vivo eseguite da Ismaila Mbaye, djembè e tama, e Djibril Gningue, canto e kora.
Nota dell’autrice:
“Torno a visitare il mito di Orfeo, nell’unica realtà contemporanea a me nota e vicina, l’Africa, nella quale mi sembra possibile accedere al segreto motore dell’universo, l’Amore. L’Amore l’unico stimolo che spinge la conoscenza oltre ai limiti materici, oltre il visibile e misurabile, unica realtà che unisce e non divide, l’unica esperienza che permette di percepire la vera entità di tutti i fenomeni, perché corpo e mente si fondono in un unico suono con l’Universo. Orpheus : nomen omen, un destino cucito addosso dall’imposizione di un nome alla nascita, un nome lontano, un destino che prende forma e sostanza, lo spettro della morte che incalza, la straordinaria capacità degli esseri umani di trasformare l’ostacolo nel quale si inciampa nel gradino sul quale si sale e ci si eleva, il viaggio di iniziazione al dolore della conoscenza che sublima nella pienezza del sé/altro da sé, shiki-shin-funi, non dualità di anima e corpo, spirito e materia armonizzati nell’UNO che si fa verbo, suono, vibrazione e movimento/corpo. Il viaggio di Orpheus dall’oscurità alla consapevolezza utilizza forme tradizionali di rappresentazione in una rilettura contemporanea che sintetizza e propone efficacemente un presente multiculturale e multilinguistico. Poesia, teatro, danza, musica, canto: la scrittura poetica prende voce e si scioglie dando vita alla danza, l’emozione del suono che duetta con il djembè, e il griot incalza con il canto in wolof, questo è Orpheus! Al Teatro il compito di creare valore e avvicinare le genti, poiché è un potente mezzo che, attraverso l’emozione e la riflessione, educa al rispetto e alla tolleranza”
Daniela Giordano