L’osteoartrite nel gatto: sintomi, diagnosi e cura

L’Osteoartrite del gatto può essere primaria, anche semplicemente dovuta alla vecchiaia nel 71% dei casi, o secondaria a patologie articolari (la displasia dell’anca, ad esempio, o la lussazione rotulea). Nel gatto l’osteoartrite resta sotto-diagnosticata.  Come mai?

Una delle principali difficoltà nel riconoscerla è che i segni esteriori della malattia possono essere piuttosto generici, in questa specie. Essi possono includere, ad esempio, cambiamenti del comportamento e disturbi del sonno, oltreché una ridotta agilità e minore inclinazione al gioco. Perciò, è bene che il proprietario impari a riconoscere questi segnali e a riferirli al veterinario, divenendone un prezioso alleato.

La specie felina è infatti caratterizzata da una scarsa manifestazione clinica del dolore, sia acuto che cronico. Oltre a ciò, il motivo principale per cui l’Osteoartrite del gatto resta sottostimata è che, differentemente dal cane e dall’uomo, il gatto di rado mostra una zoppia evidente, soprattutto in caso di patologia monolaterale.

I sintomi possono essere mascherati da diversi fattori: il gatto non viene portato al parco come il cane e, anche a causa della sedentarietà in casa, ci si accorge meno di eventuali andature anomale; taglia e peso ridotti, poi, procurano minori stress meccanici e una migliore ridistribuzione del peso sulle articolazioni “sane”.

A complicare ancor più la comprensione del quadro, c’è anche la tipica indipendenza felina, che alza le probabilità che l’animale diventi distaccato, quando soffre, a differenza del cane che invece tende a richiedere più attenzioni da parte del proprietario.

Rispetto alla sua presenza nei cani e negli esseri umani, la displasia dell’anca è rara nei felini.

Nel gatto, i cambiamenti più frequentemente associati sono una ridotta capacità di saltare (71%) e un’altezza di salto ridotta (nel 67% dei casi).

Perciò, se li noti, non pensare che sia semplicemente invecchiato, ma riferiscili. Potrai anche notare dei movimenti rigidi e rallentati; se poi vedi che all’improvviso Felix non vuole più saperne di salire al piano di sopra, cosa che prima amava tanto fare, considera che potrebbe trattarsi di uno degli atteggiamenti “evitanti” nei confronti del dolore.

Tra i segni aspecifici, ovvero non direttamente correlati alla mobilità, da notare le variazioni nel sonno e nella toelettatura. Rispetto al sonno, è stato riportato che il dolore cronico può interromperlo significativamente nell’essere umano e nel cane.