Vedere Roma con gli occhi di Tosca

Il Piccolo Lirico Teatro Flaiano che ha fatto della Tosca di Puccini il suo spettacolo cult, invita il pubblico a compiere un suggestivo tour prima di andare a teatro e godere del capolavoro pucciniano, rappresentato con un progetto innovativo e di grande suggestione.
Rompendo vari schemi della tradizione operistica, come lo spazio, la durata e i costi, la Tosca in scena dal 1° ottobre 2009 al 12 giugno 2010 acquista, nella versione pocket size presentata dal Piccolo Lirico un’ emozionante intimità che insieme ad esaltare il talento dei cantanti (tutti professionisti) porta in primo piano il racconto su cui si basa l’opera più drammatica del repertorio pucciniano. La durata dello spettacolo è di un ‘ora e mezza durante la quale il melodramma e il teatro si fondono come unica forma di espressione all’interno di un contesto scenografico pensato, che supera il piano letterale e varca i confini del simbolismo., conducendo serenamente lo spettatore per tutta l’Opera donandogli la sensazione più reale possibile di ciò che sta sentendo e vedendo come in un salto temporale:“Adesso siete dentro Tosca”.
L’obiettivo primario è quello di costruire un modello stabile di produzione lirica sperimentale con l’integrazione delle nuove tecnologie relative alla musica e alla scenografia. L’ innovazione principale riguarda l’esecuzione musicale. La Lyric Synth Orchestra: è il primo caso di orchestra di nuova tecnologia applicata all’opera lirica. Costituita da 4 musicisti, che appartengono alla nuova professione dello spettacolo “pianisti esecutori sistemi midi-digitali” e un direttore in grado di programmare il sistema e le apparecchiature, riproduce dal vivo i suoni di circa 60 elementi.
La scenografia è virtuale con piccole integrazioni reali e permette l’utilizzo dello spazio in soluzioni letteralmente infinite. L’opera sia pure ridotta si sviluppa su molte idee che completano virtualmente il raccontotra cui i filmati originali dell’entrata furtiva dell’Angelotti nella Chiesa e la corsa in carrozza di Tosca dopo l’uccisione di Scarpia. Un’operazione che va oltre il teatro lirico da camera e gli altri allestimenti sui luoghi dei fatti. Come il finale con la malinconica riflessione di Tosca, il giorno dopo il suo suicidio a Castel Sant’Angelo in cui si mescolano le carte (fu Tosca vittima di un vittima di un complotto politico?) e l’appendice ultima che ce la restituisce, insieme a Cavaradossi, eroina eterna dell’opera pucciniana. Insomma un’operazione teatralissima.

Sullo sfondo di una guerra fra le truppe napoleoniche e quelle papaline, Cesare Angelotti – fuggito dalla prigione di Castel Sant’Angelo – si rivolge all’amico pittore Mario Cavaradossi, rifugiandosi in una chiesa dove sua sorella – la marchesa Attavanti – gli aveva procurato dei panni femminili per passare inosservato. Cavaradossi, nel frattempo, cerca di dar sostegno e aiuto all’amico invitandolo a rifugiarsi nella sua villa in periferia, proprio mentre il sagrestano della chiesa si appresta a comunicare la vittoria delle truppe del papa su quelle napoleoniche. In un crescendo di pathos e gelosia, Tosca – dopo l’arresto dell’amante Cavaradossi, accusato di tradimento per aver concesso asilo all’Attavanti – si vede costretta a subire le avance di Scarpia (barone sadico e capo della polizia pontificia) in cambio di una “grazia” sul plotone d’esecuzione concessa all’amante pittore, “fucilato” con armi caricate a salve. Con “La Tosca”, Giacomo Puccini – insieme a Giuseppe Giacosa e Luigi Illica, segnò nel 1900 uno dei passaggi fondamentali di un’arte difficile, incompresa, riducendo da tre a cinque atti il dramma omonimo di Victorien Sardou, ambientato nel 1800, un dramma che risulta attualissimo ancora oggi per i suoi continui colpi di scena e reso ancor più famoso da una delle sue romanze – “E lucevan le stelle” – interpretata con passione dal Cavaradossi al momento della drammatica esecuzione.

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