CORSI E RICORSI, AMMISSIONI E DIMISSIONI.

A pochi giorni dall’eliminazione dell’Italia dagli europei, i lusinghieri giudizi espressi dopo la vittoriosa partita con la Francia si sono subito trasformati in pesanti critiche, sia nei confronti dei giocatori che del C.T.. La nazionale della “notte perfetta” rimane uno sbiadito ricordo e si parla già del ritorno di Marcello Lippi sulla panchina degli azzurri. Come ampiamente previsto, l’atteggiamento generale nei giudizi è notevolmente mutato. Dall’esaltazione post-vittoria si è passati alla più feroce disamina della prestazione, giudicata da molti pessima dopo l’uscita dalla massima competizione europea per nazioni. Ora, a mio parere, la Spagna tra quelle rimaste è forse la squadra che sino adesso ha espresso il miglior calcio e, considerando che a noi mancava l’unico giocatore in grado di creare gioco (Pirlo), essere arrivati indenni al 120’ senza concedere grosse opportunità agli iberici non è stata cosa da poco.

E’ vero che alcuni giocatori hanno totalmente sbagliato la partita (Aquilani e Perrotta su tutti), ma lo è altrettanto che Buffon è stato pressoché inoperoso, chiamato in causa solo su alcune conclusioni dalla distanza facili da addomesticare, nonostante l’effetto “saponetta” di un pallone calciato da Senna. Anzi, a dire il vero le occasioni migliori sono capitate sui piedi di Camoranesi e sulla testa di Di Natale. Se Casillas avesse lasciato passare una delle due conclusioni, avremmo assistito nuovamente alle trionfali celebrazioni post-partita in stile Italia-Francia. Insomma, alla fine dei giochi, questa nazionale ha cercato di fare quanto più poteva, uscendo solo dopo la lotteria dei rigori contro un’ottima squadra. Visto il materiale umano a disposizione e lo stato di forma di alcuni, sarebbe stato difficilissimo fare meglio. Cosa costerebbe ammetterlo, senza addossare tutte le colpe al povero Donadoni? Sicuramente anche lui ha le proprie responsabilità, ma tenendo conto di tutte le “disgrazie” capitate nel giro di breve, forse il buon Roberto è il male minore e, a parer mio, fa benissimo a rifiutare di dimettersi.

Pochi giorni fa la Juventus ha patteggiato una pena pecuniaria per uscire dalla cosiddetta “Calciopoli 2”, ma nonostante ciò i dirigenti bianconeri si rifiutano di ammettere la colpevolezza della società, creando una situazione quantomai grottesca (http://infointer.splinder.com/post/17529957/La+Juve+patteggia+la+pena+per+). Cosa costerebbe riconoscere che in passato qualcuno ha sbagliato, tantopiù se quel “qualcuno” non fa più parte della grande famiglia zebrata?

Per finire facciamo un passo indietro e ritorniamo all’estate del 2006. Durante la fase dibattimentale del processo sportivo di “Calciopoli 1”, l’avvocato della Juventus se ne uscì con una dichiarazione molto indicativa sulle potenziali responsabilità del club da lui rappresentato (http://www.lastampa.it/sport/cmsSezioni/scandalocalcio/200607articoli/2408girata.asp). Da allora ne abbiamo dovute sentire di cotte e di crude ed a colpi di articoli di giornale, interviste televisive, talk show e chi più ne ha più ne metta, in Italia si è diffusa la convinzione cha la Juventus sia la vittima di una macchinazione ordita dalla mente genial-criminale di un certo Massimo Moratti, lo stesso personaggio che fino ad un paio anni fa veniva considerato un “perdente-incompetente di successo”. Ora, una domanda mi sorge spontanea: se un legale nel bel mezzo di un procedimento richiede (cito testuali parole) “quale pena congrua la retrocessione in serie B con penalizzazione”, lo fa per evitare qualcosa di peggio oppure perché masochista?

A volte ammettere l’evidenza costerebbe proprio poco.

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