Per chi ama la musica d’autore, sono in programma a Ladispoli e Roma i prossimi concerti del cantautore pugliese Luca De Nuzzo, al 18 ottobre 2008 presso il Triangolo Scaleno a Ladispoli e il 1 Novembre al Contestaccio di Roma.
Luca De Nuzzo, cantautore di San Severo, ha vinto il premio De André nel 2004. On line potete trovare tutti i testi, le canzoni, i video dei maggiori successi dell’artista.
Luca canta nel suo dialetto di San Severo, la lingua familiare, quella che esprime in modo speciale le emozioni, i pensieri e l’identità. Un modo di utilizzare il linguaggio che il cantante preferisce non definire “originale”, in quanto, egli ricorda giustamente che l’originalità ostentata si traduce spesso in banalità svuotata.
Cosa affascina di questa musica e di parole sconosciute, lontane, circoscritte alla realtà di San Severo?
Forse la spontaneità, o meglio, l’autenticità, lo sforzo di parlare, esprimersi, in modo autentico, catturando per un momento il vero e i toni della vita o dell’umanità, in un mondo sempre più sottomesso alla massificazione e alla fiction.
Sfuggire dalla fiction per sentire e sognare in modo autentico, con quella lingua che non conosce politiche di normalizzazione, che sfugge alla formalità o all’ufficialità, che ci regala i ritmi ed i toni del racconto popolare, “a modo mio”, senza vincoli.
In fondo, il linguaggio del popolo è da sempre simbolo di libertà d’espressione per eccellenza, la lingua madre che nasce spontaneamente e si difende nel tempo, circoscritta a piccole realtà che, tuttavia, sanno aprirsi al mondo, raccontando l’uomo, tutti gli uomini, prestandosi a catturare l’essenzialità dei pensieri.
Le parole, le parole piene di significato dei cantanti d’autore, le parole che in qualsiasi linguaggio, ufficiale o dialettale, viaggiano per il loro peso; il linguaggio che sa trasportare con sé contenuti che non conoscono il tempo, che riescono ad affascinarci dopo anni, epoche, mode…
Ascoltando De Nuzzo, come i grandi cantautori della storia musicale, ritroviamo il sentire autentico, l’universalità dei contenuti e, nel caso di De Nuzzo, qui, paradossalmente il dialetto esce da San Severo per diventare universale, e poi ancora “di nicchia”; paradossalmente “di nicchia”, laddove non cerca la moda, la massa, ma trasporta con sé la forza dei contenuti, la ricerca tipica di chi fa arte, la spontaneità delle espressioni e dei racconti di ieri e oggi.
Il dialetto, con il suo sapore antico, ci tocca nel profondo, diventando espressione di quello che vorremmo dire e sentire con lealtà, abbandonando le cadenze del mondo apparente.
Fermatevi ad ascoltare “Nonna Estela”, “I cumpàgne pe prime” (omaggio a Brassens), e tutti i brani e video su www.lucadenuzzo.com e ritrovate le note delle chitarre, delle nacchere, violini, violoncelli, bassi, che in una lingua per molti incomprensibile, arriva direttamente al cuore e alla mente, riportando i pensieri nel flusso di una giostra di sensazioni tra passato e presente.
I giovani cantautori italiani di oggi proseguono una grande tradizione di autenticità. Le canzoni di De Nuzzo ci commuovono e divertono, trasmettendo nel contempo, una sorta di eternità dei valori, nell’anima di colui che ascolta per capire, vedere; così come vediamo e sentiamo sulle note eterne di De André, Tenco, Brel, Brassens…al di là della moda, alla ricerca di noi stessi.
Nei limiti delle parole, e nei limiti delle note che cercano di incontrare armoniosamente le parole, i cantautori catturano per un attimo la sensazione e l’idea, per regalarcela in arte.
“Scrivere, credo sia difficile, quando penso che, nonostante tutti questi classici, e non classici, c’è ancora tanto da dire…” – dice Luca.
Tanto da dire, e per noi tanto da ascoltare, per divertirci, pensare ed emozionarci, al ritmo della tua terra.