Centrali rischi : private e pubbliche

Prestiti protestati. Hai sentito spesso nominare questo termine senza sapere in realtà di cosa si trattasse? Molto spesso, soprattutto in ambito economico – finanziario, non si è mai a conoscenza del giusto significato di un termine. Questo è male, perché è da questi cavilli che nascono poi situazioni di fraintendimento. Se ti dovessero chiedere se il prestito che ti ha concesso al tua banca è protestato, tu sapresti rispondere?? Il protesto è la situazione in cui avviene un mancato pagamento di un assegno, di una cambiale, a un privato o ad una banca. Se uno stesso soggetto fa si che tale situazione si verifichi spesso, allora entra in causa la condizione di cattivo pagatore oppure protestato. I prestiti protestati quindi sono le concessioni in denaro a favore dei cattivi pagatori.

Da dove le banche possono cogliere le informazioni in relazione al soggetto che fa richiesta di prestito? Nelle centrali rischi. Queste forniscono al sistema finanziario e bancario tutte le informazioni inerenti alla posizione creditizia dei clienti che ricorrono al credito. Le centrali rischi possono essere sia pubbliche che private:

Centrale rischi pubblica viene gestita dalla Banca d’Italia e viene consultata nel caso di finanziamenti superiore a 75.000 euro;

Centrale rischi pubblica è gestita dalla Società Interbancaria per l’Automazione (SIA) anche se sotto la vigilanza della Banca d’Italia. Viene interpellata per i finanziamenti di importi che vanno da un minimo di 30.000 euro ad un massimo di 75.000 euro;

Centrali rischi private vengono chiamate in causa per finanziamenti di importo inferiore a 30.000 euro.

Nel 2005 il codice deontologico per i sistemi di informazioni creditizie è variato : prima di quest’anno le centrali rischi private conservavano il nominativo dei “cattivi pagatori” per più di 5 anni e questo comportava maggiori difficoltà la concessione di ulteriori prestiti online anche nel caso in cui il cliente fosse riuscito a regolarizzare la sua posizione. Adesso invece i tempi massimi di conservazione dei dati sono passati a 3 anni.


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