Anche i cinquantenni possono avere un cuore da maratona

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L’appuntamento più atteso per gli amanti della maratona è il 7 novembre prossimo, a New York: 42.195 metri di corsa dal ponte di Ver-razzano fino al Central Park, passando per Brooklyn e sotto ai grattacieli di Manhattan. Potranno partecipare anche maratoneti un po’ attempati, senza paura che il cuore ne risenta: uno studio tedesco condotto su 167 partecipanti alle maratone di Berlino del 2006 e del 2007, tutti attorno ai 50 anni, ha dimostrato che anche un impegno così duro non provoca danni cardiaci a lungo termine. Gli atleti coinvolti, tutti non professionisti, sono stati studiati a fondo: prelievi di sangue ed ecocardiografia prima e dopo la corsa, nuovi test approfonditi a due settimane di distanza. I risultati sono tranquillizzanti: immediatamente dopo l’arrivo la funzione del cuore è risultata un po’ alterata, benché entro i limiti accettabili, e tutto è rientrato perfettamente nella norma nel giro di quindici giorni.

Secondo gli autori le variazioni momentanee sono dovute solo alla tachicardia e alla disidratazione indotte dalla corsa prolungata: nulla però che possa davvero danneggiare il cuore. «Le preoccupazioni sulla maratona sono infondate: non fa male al cuore e possono correrla anche i cinquantenni» sintetizza l’autore dello studio, Fabian Knebel dell’università Charité di Berlino. È d’accordo Alessandro Biffi, presidente della Società Italiana di Cardiologia dello Sport (www.sicsport.it), che però puntualizza: «Chi vuoi partecipare a una maratona e ha più di 35 anni dovrebbe comunque prima sottoporsi a una visita da un medico dello sport, per fare un elettrocardiogramma a riposo e sotto sforzo: dai 35-40 anni in poi il rischio di infarto cresce, per cui è bene controllare che tutto sia a posto. A maggior ragione deve farlo un cinquantenne, anche se non ha fattori di rischio aggiuntivi di nessun genere: basta l’età a consigliare la prudenza». Una visita dal medico sportivo oggi costa intorno ai 40-50 euro, ma basta a mettersi il cuore in pace (è il caso di dirlo): la maratona infatti va ben oltre una normale corsa, richiede un impegno aerobico intenso e non è alla portata di chi non è allenato. E i medici consigliano di non correrne più di due, tre all’anno.

«La preparazione a una corsa di 42 chilometri è importante, andrebbe fatta affidandosi a un preparatore atletico anche se si è semplici amatori — riprende Biffi —. I muscoli vanno allenati gradualmente all’attività prolungata e a sopportare gli inevitabili microtraumi che subiranno in corsa; occorre poi lavorare sempre a un’intensità fra il 70 e 1’85 per cento della propria frequenza cardiaca massima: oltre gli svantaggi sarebbero superiori ai benefici. Inoltre bisogna tenere conto degli elementi “di contorno”, ovvero delle temperature esterne spesso sfavorevoli, e dello squilibrio del sistema idro-elettrolitico cui si va incontro».

Se ci si arriva controllati e preparati, però, la maratona non fa piale, soprattutto perché l’allenamento per riuscie a sostenerla è, per forza di cose costante, e offre tantissimi benefici alla salute.

«La corsa riduce la pressione e il battito cardiaco, proteggendo il cuore da aritmie pericolose, aumenta il cole-sterolo “buono” HDL e migliora la tolleranza al glucosio — spiega il cardiologo —. Non è però necessario arrivare alla maratona, bastano anche molti chilometri in meno per ottenere tutti i vantaggi di questo tipo di esercizio che consigliamo spesso anche a chi ha già avuto problemi cardiaci come l’infarto: mezz’ora di corsa tre volte alla settimana sono consigliabili praticamente per tutti» conclude Biffi.

Giuseppe Verdi

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