Finora l’affare Twitter è stato a dir poco deludente per Elon Musk. Da quando ha effettuato l’acquisto del colosso dei social (che nel frattempo ha cambiato nome diventando X), l’azienda ha più che dimezzato il suo valore.
Valore attuale e prezzo d’acquisto
Se facciamo due conti, basandoci sul fatto che il social network ha distribuito azioni ai dipendenti ad un prezzo di 45 dollari, ne viene fuori che la valutazione di X non arriva neppure a 20 miliardi di dollari.
Quindi meno della metà dei 44 miliardi di dollari che il magnate australiano pagò per completare una rocambolesca operazione (dalla quale a dire il vero si sarebbe voluto tirare fuori, ma questioni legali glielo hanno impedito).
Tassi e debiti
Il grosso problema che ha avuto Elon Musk è che per finanziare l’acquisto di Twitter ha dovuto contrarre debito, proprio nel momento in cui i tassi di interesse volavano sempre più in alto.
Se da un lato i costi sono lievitati, dall’altra gli introiti sono precipitati, seguendo una traiettoria trend following discendente. I ricavi pubblicitari praticamente sono la metà di quelli che aveva Twitter, perché c’è stato un calo degli utenti di circa il 7%, sia per le controversie posizioni politiche assunte strada facendo da Musk.
Bilancio negativo
Malgrado una feroce operazione di taglio dei costi, principalmente quelli legati all’organico ridotto addirittura del 80%, il bilancio di X si avvia ad essere decisamente negativo. Non ci si aspetta un ritorno all’utile prima del 2024.
Musk e le banche
Fortunatamente per Elon Musk, queste vicissitudini finanziarie non sono un grande problema dal momento che parliamo dell’uomo col maggiore patrimonio al mondo.
Il problema potrebbero invece averlo le banche che hanno contribuito con i loro finanziamenti (25 miliardi di dollari, dati Pocket Option) alla scalata di Twitter. Parliamo di Morgan Stanley, Bank of America, Barclays, Mufg, Bnp Paribas, Mizuho e Société Générale.
Tuttavia proprio questa esposizione rende insidiosa la posizione di Musk, che ha garantito i prestiti con le sue azioni Tesla (il vero fulcro del suo patrimonio). Se non dovesse essere in grado di rimborsare i prestiti, le banche potrebbero diventare degli scomodi soci del magnate australiano.