Line Danielsen ci parla del suo libro “L’Enigma del Vasari” presentato da Salvo Nugnes alla Milano Art Gallery

Iniziamo dal principio, lei è nata in Norvegia, ma si è trasferita sin da giovane in Italia, cosa l’ha affascinata di più del nostro Paese?

Esiste veramente questo paese di santi, navigatori e poeti”? Dovevo scoprirlo con i miei occhi… Sono stata travolta dalla bellezza di Venezia, il luogo in cui sono arrivata per la primissima volta, in un inizio di primavera degli anni Novanta. Sono passata da Padova a scoprire gli affreschi dipinti da Giotto, soffitti altissimi celestiali, ho visitato l’aula universitaria dove diede lezioni Galileo Galilei. Mi sono spinta oltre arrivando a Firenze, capoluogo della Toscana dove sono rimasta a studiare arte e filosofia per anni prima di dare sfogo con la pittura. La cosa che mi ha realmente affascinato è il Rinascimento che ha dato vita all’Umanesimo e all’alchimia, ma questo è ciò che consecutivamente ho trovato. Per non dire la musica di Verdi, di Vivaldi e la cucina italiana… Le sculture di Michelangelo Buonarroti, i mosaici di Ravenna, le alpi e le coste maestose leggendarie. Goethe si era convinto di scappare dai suoi compagni, una notte dopo una festa partendo con una corriera delle poste nel Settecento che lo ha portato a fare il suo famoso viaggio in Italia (che divenne un libro diario – documentario) durato cinque anni. In simile modo all’età di venti anni sono “scappata via” da una bellissima famiglia e tanti stupendi amici con la scusa di esentarmi un attimo… Un attimo durato oltre ventisette anni. A Firenze sono nata per la seconda volta.

Agli inizi degli anni duemila ho realizzato una grande vetrata nel centro storico del capoluogo toscano, in una chiesa del Cinquecento che si chiama San Ferdinando di Montedomini (che si trova in via dei Malcontenti) a due passi da piazza Santa Croce, che raffigura Santa Maria Assunta in cielo. Non è da tutti lasciare un segno a Firenze.

A novembre presenterà alla storica Milano Art Gallery il libro “L’enigma del Vasari”, ci racconti di cosa parla.

Questo libro mira a portare il lettore in luoghi lontani per fare che si possa scoprire il mondo attuale con degli occhi nuovi. Sorgono domande durante la lettura su dove l’umanità sia veramente diretta e se possiamo essere certi di avere fatto le scelte giuste. Il libro parla di come si cambia attraverso gli eventi e che le circostanze, a prescindere, ci influenzano. Porto il lettore a spasso in luoghi della Norvegia di oggi e in posti di Firenze nell’epoca del Cinquecento. Attraverso un intreccio vertiginoso invito il lettore a rivalutare il potere della fantasia. Per me è stato una sfida con me stessa costruire e narrare l’universo travolgente di questo volume.

Cosa l’ha spinta a scrivere questo libro?

Mi sono trovata nella “Sala dei cinquecento” a Palazzo Vecchio in Piazza della Signoria a Firenze nei giorni in cui dei ricercatori, sponsorizzati da un ente televisivo di fama mondiale, erano alla scoperta di una misteriosa scritta dentro uno degli affreschi di Giorgio Vasari “La battaglia di Scannagallo”. “CERCA-TROVA” C’è scritto sopra una bandiera (dipinto senza prospettiva) portata da un cavaliere nell’ampio terreno. La cosa mi ha portato a riflettere parecchio. So che altri scrittori consecutivamente (dopo che io avessi finito di stilare il manoscritto) ebbero simili mie inspirazioni ma poco importa in quanto la mia intuizione porta molto ma molto più lontano. “L’enigma del Vasari” è stato scritto originariamente a mano in norvegese per tutto l’anno 2012 e più passa il tempo e ancora più è tremendamente attuale. Le mie ricerche e i miei studi storici hanno creato sicuramente l’humus per dare vita a un libro particolare con una trama originale.

Quale messaggio vuole dare con questo volume?

Le varie storie di questo libro si sono sviluppate temporaneamente all’andamento della stesura del testo. Mi sento come una fanciulla che a spasso in spiaggia ha avuto la fortuna di trovare una pietra più bella delle altre.

Come mai ha voluto il curatore Salvo Nugnes, che le ha scritto anche un testo introduttivo, a presentare il suo libro?

Ho avuto la fortuna di conoscere il Dott. Salvo Nugnes attraverso un caro amico in comune, il quale gli ha sussurrato di una pittrice norvegese che ha scritto un famigerato romanzo storico noire che non si trovava più in giro. Dott. Nugnes è sempre alla scoperta di talenti e mi ha telefonato. Abbiamo da dirci ancora e sempre. Sono grata e orgogliosa della collaborazione artistica con colui che reputo fra i migliori manager del mondo artistico attuale.

Lei, oltre che scrittrice, è anche pittrice, che cosa vuole esprimere con i suoi quadri?

Sono un essere rinascimentale. Ho sognato che l’arte supererà tutto. Trovo interessante ciò che la pittura esprime oltre le parole. I miei quadri raffigurano volti o paesaggi che sono interpretabili in molti modi, lasciano spazio per la riflessione.

Scrittrice, pittrice, scultrice e poetessa, quale forma artistica pensa la rappresenti meglio?

Molti anni fa ho visto un’intervista con Lucio Battisti nel quale dichiara di sentirsi più attore che cantante. Obiettivamente le varie forme artistiche rappresentano lati diversi del mio carattere ma cosa mi riesce meglio lascio a qualcun altro decidere. In realtà una tela è materialmente limitata, la scrittura invece non ha limiti in questo senso. Ho desiderato oltrepassare quei confini e ho superato certi limiti di legge con la scrittura per poter donare la possibilità ad altri di godere delle ampie vedute che ho avuto la fortuna di scoprire.