Mercati dei Paesi più fragili a rischio con la politica “higher for longer”

A partire dall’estate il contesto economico globale ha cominciato a fare i conti con una nuova retorica da parte delle banche centrali. La FED in primis ha abbracciato l’idea dell’higher for longer, ossia mantenere i tassi elevati più a lungo del previsto. Uno scenario che potrebbe creare problemi ai mercati dei Paesi più fragili. Ma non tutti.

I tassi di interesse elevati e i mercati

mercatiE’ abbastanza evidente che, nonostante gli sforzi fatti dalle banche centrali nell’ultimo anno e mezzo, la battaglia contro l’inflazione galoppante sia tutt’altro che vinta.
Le ripetute strette monetarie soltanto negli ultimi mesi hanno fatto invertire la rotta all’inflazione, che però scende troppo piano. Ecco perché la Federal Reserve statunitense ha confermato che manterrà i tassi alti più a lungo.

Le pressioni a causa dei prezzi energetici

Il guaio è che dopo i tagli di Arabia e Russia alla produzione di petrolio, e dopo il più recente scoppio delle tensioni in Medio Oriente, i prezzi dell’energia sono tornati ad aumentare significativamente. Dopo un periodo di “tregua”, sono ricomparse le candele di inversione nelle tendenze di Brent e il WTI, che ora si ritrovano di nuovo sui 90 dollari al barile. Questo significa nuove pressioni inflazionistiche in arrivo.
Inoltre la politica dell’higher for longer ha fatto salire i rendimenti del titoli di Stato, innescando una corsa agli strumenti difensivi sui mercati.

I mercati più esposti

In generale uno scenario simile non è mai di aiuto ai mercati dei Paesi più fragili. Lo dimostra la storia. Negli anni Novanta la Federal Reserve ha mantenuto i tassi di interesse alti per un lungo periodo, e le principali economie dei mercati emergenti hanno sperimentato una crisi della bilancia dei pagamenti a causa del forte deflusso di capitali.

Sebbene oggi quelle stesse economie sono meno vulnerabili di allora, perché si indebitano di più all’interno e non dipendono completamente dai prestiti esteri, sono soprattutto quei Paesi di frontiera a soffrire in questo contesto, per via della correlazione tra valute rispetto ai paesi circostanti. Ma anche alcune economie asiatiche, perché sono per lo più importatrici di petrolio con bassi tassi di interesse.