Le maschere di Carnevale d’Italia

E’ incredibile constatare che la maggior parte delle regioni italiane possieda delle maschere di Carnevale proprie. Ciascun vestito di Carnevale ha la sua caratteristica e tradizione. Ma come sono nate le maschere di Carnevale e soprattutto perché ci si traveste in questo momento dell’anno? Facciamo un passo indietro, fino ad arrivare ai tempi della Preistoria. Già in questo periodo gli uomini usavano travestirsi in occasione di rituali in onore di varie divinità, ma col tempo e col progredire dell’evoluzione umana, si usavano travestimenti per rappresentazioni teatrali o per delle feste popolari. Gli abiti di Carnevale ne sono un esempio. Il termine maschera deriverebbe dal latino antico medievale: masca era usato per appellare le streghe, come l’antico tedesco masc che significa stregone. Altri linguisti invece sostengono che derivi da mascharat, ossia burla in arabo. Ogni maschera di Carnevale, comunque, era indossata per nascondersi e allontanare gli spiriti maligni.

Origini e significati delle famose maschere di Carnevale

Ai tempi dei Greci, le maschere erano indossate dagli attori come sorta di travestimento e per incarnare meglio il personaggio. Tutte le maschere di Carnevale italiane prendono spunto dalla Commedia dell’Arte, una sorta di rappresentazione teatrale che fungeva anche da parata di travestimenti tragicomici, che sì, facevano ridere, ma nascondevano sempre un fondo di triste realtà. Nacque la maschera di Carnevale più famosa, Arlecchino, dai colori variopinti. Servo di Bergamo, truffaldino e sempre litigioso verso il suo padrone, carattere scanzonato e vestito a pezze colorate con pantaloni larghi, oltre al suo inconfondibile cappello e la sua maschera nera sugli occhi. Colombina è la maschera di Carnevale più conosciuta: veneziana e servetta anche lei, rappresentala civetteria e la malizia. Pulcinella, altra maschera di Carnevale, fa parte della tradizione partenopea e rappresenta la goffaggine. Balanzone non è tanto conosciuto, ma è una delle maschere di Carnevale di Bologna, la quale fa le veci della giustizia, essendo dotto e sapiente, ma anche chiacchierone. Il torinese Gianduia è uno dei travestimenti di Carnevale piemontesi ed è un intenditore di osterie, ma anche del buon senso. Pierrot è il mascheramento più rappresentativo della Commedia dell’arte, visto che si tratta di un servo perennemente innamorato, malinconico ma dolce e intelligente, tanto da eseguire gli ordini al contrario se gli ritiene sbagliati. Per finire, una delle maschere di Carnevale veneziane più antiche: Pantalone, il mercante avaro che insidia le servette (inclusa Colombina).