L’intervista a Susanna Trippa

Diamo il benvenuto a Susanna Trippa, autrice del romanzo Come cambia lo sguardo, ecco la sua intervista per noi!

Da dove è nata la tua passione per la scrittura?

La mia passione per la scrittura ha un’origine lontana. Da bambina leggevo già molto e il mio libro preferito era Piccole donne di L. Alcott, letto e riletto. M’immedesimavo nella storia, soprattutto nella figura di Jo, che si rifugiava in soffitta a scrivere, e intanto mangiava mele. L’amore per la scrittura mi ha accompagnato sotterranea nel corso della mia vita, per riemergere poi e prendermi per mano più di vent’anni fa in un periodo di mio grande mutamento, insieme alla casa in collina dove andai ad abitare e dove tuttora vivo. CasaLuet in Val Cavallina, sempre in provincia di Bergamo, che ha dato il nome al mio primo libro I racconti di CasaLuet.

Cosa ascolti mentre scrivi?

Dipende… O niente, anche se la musica mi piace molto, oppure un sottofondo rilassante. Ma è anche capitato, mentre scrivevo, di lanciarmi nell’ascolto di ballate irlandesi o gipsy scatenate.

Quanto di te metti nelle tue opere?

Molto. Questo è ovvio se si tratta di una narrazione autobiografica come nel caso del mio romanzo Come cambia lo sguardo – Gli inganni del

Sessantotto però mi accorgo di mettere particelle di me, di cui forse non mi rendo neppure conto del tutto, anche in scritti d’altro tipo. Penso però che questo accada sempre, cioè che chi scrive riporti pezzi di sé sulla pagina.

Il genere che preferisci scrivere?

Mah… non saprei… nel senso che sono passata per esempio da una storia – che mi ha impegnato molto nella documentazione – ambientata presso gli antichi Inca – Il viaggio di una stella a racconti vari, e poi a narrazioni decisamente autobiografiche. È che, a un certo punto, una storia “mi chiama” e in qualche modo devo seguirla.

Il libro che ti ha dato coraggio per buttarti nel mondo della scrittura

Più che un libro, la capacità guaritrice della Scrittura, come già detto, in un periodo particolare della mia vita.

Cosa preferisci: discorso diretto, indiretto, entrambi?

Preferisco il discorso indiretto; amo molto le descrizioni della natura che arriva a impersonare stati d’animo dei protagonisti della storia. Mi sforzo però di utilizzare il discorso diretto – utile per vivacizzare – anche se continuo a preferire l’altra modalità.

Cosa ti aiuta quando ti blocchi con la scrittura?

Passare del tutto ad altro, possibilmente ad attività fisica che escluda il lavorio della mente.

Hai una beta reader per le tue storie?

Io posso avere qualche parente o amico che mi legge, ma di sicuro non i dieci lettori estranei, come giustamente prescrive Stephen King nel suo On Writing: Autobiografia di un mestiere per ogni nuovo dattiloscritto (in cui specifica appunto che nessuno di loro dovrebbe essere un amico stretto o un familiare, perché l’affetto verso l’autore offuscherebbe le qualità valutative).

Il primo libro letto?

Senza famiglia di Hector Malot, che un gelido sei gennaio la Befana mi portò in regalo quando avevo sette anni a Bologna, la città in cui sono nata.

Il tuo libro preferito?

Lev Tolstoj è il mio grande amore letterario. Adoro come scrive… prendiamo per esempio l’incipit di Anna Karenina – il mio preferito – fin dalla prima riga ci ha calati nella situazione. E le descrizioni della natura poi… la Natura che diventa specchio delle emozioni dei personaggi. Poi stimo moltissimo le sue idee: un convinto pacifista proprio perché ha combattuto, ha provato la guerra, e la descrive benissimo.

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Per altre informazioni sul romanzo Come cambia lo sguardo potete leggere questo articolo: https://www.iriseperiplotravel.com/come-cambia-lo-sguardo/