L’ANIMATORE E’ IL PROTAGONISTA DEI RAPPORTI INTERPERSONALI

L’uomo per natura è considerato un individuo sociale, cioè vive insieme ai suoi simili,  l’attività  sociale  il comunicare, il giocare, l’ingegno, sono insite nella natura umana. Vero è che le qualità, le doti naturali, come la simpatia, la fantasia, la sensibilità umana, sono diverse in ognuno di noi, così che una persona più essere più creativa, fantasiosa, sensibile di un’altra. L’animatore però, attraverso la sua opera dovrà porre tutti gli utenti sullo stesso piano cercando di “sfruttare” le doti del singolo, in favore del gruppo. In tal modo, non si avvertiranno malumori, invidie, ma tutti riusciranno a trarre un profitto considerevole dal suo operato. Quando l’animatore espleterà i compiti con impegno, intelligenza, otterrà senz’altro risultati positivi e attestati di affetto e simpatia; non esistono infatti, “cattivi” clienti ma viceversa, animatori non molto qualificati professionalmente. La cattiva riuscita del lavoro è nella maggior parte dei casi, se si parte dal presupposto di possedere doti attitudinali, da attribuire solo alla mancanza di una cultura appropriata e alla conseguente incompetenza dell’animatore in questione. Un professionista del settore è sempre responsabile del suo ruolo di vero, autentico protagonista ed attivo trascinatore. Questo suo essere sempre al centro dell’attenzione deriva dalle qualità tecniche e pratiche e dalla capacità di porsi in comunicazione positiva con gli altri, ognuno non può fare a meno dell’altro, animatore e utente devono integrarsi a vicenda. Questo aspetto riguarda soprattutto il rapporto con i fanciulli, dove occorre una particolare attitudine, quale la dolcezza e l’intuito con gli infanti . L’animatore deve essere sempre protagonista dei rapporti interpersonali, svolgendo il suo ruolo, ponendosi come mediatore e basandolo non sulla costrizione, bensì sul coinvolgimento, sulla comunicazione efficace; solo così svolgerà le sue mansioni con risultati positivi. Abbiamo quindi detto che l’animatore deve porsi come mediatore di rapporti interpersonali, volendo analizzare questo termine diremo che sostanzialmente significa comunicare, comportarsi, agire nel miglior modo possibile con i nostri simili, in un determinato contesto. I comportamenti interpersonali nell’ambito dell’animazione  possiamo suddividerli  in due categorie principali:

 1- riguarda i comportamenti interpersonali prescrivibili parzialmente

 2 – si occupa di quei comportamenti interpersonali detti “euristici”

 

  1. A) Comportamenti interpersonali prescrivibili parzialmente :

Sono tutti quei comportamenti : verbale, comunicativo, gestuale, visivo, adoperati dall’animatore, che derivano da tecniche studiate ed apprese in precedenza. Ad esempio, adottare tutte le procedure per una comunicazione efficace in base alle diverse tipologie di utenti.

  1. B) Comportamenti interpersonali euristici :

Si tratta di un complesso di comportamenti che prevedono l’adattamento, da parte dell’animatore, alle situazioni imprevedibili che facilmente si verificano durante il suo lavoro. Ad  esempio: nella conduzione di spettacoli serali e nei giochi, spesso nascono contestazioni e disaccordi, bisognerà quindi essere pronti ed intervenire in modo corretto.

 

Il problema dell’animatore, visto sotto il profilo del rapporto interpersonale, ovvero sia come protagonista e ideatore sia come coadiuvante del rapporto stesso, risulta complesso ed assume quindi, angolazioni particolari. Non intendiamo discutere dell’importanza del ruolo dell’animatore, in quanto è abbastanza chiaro ormai che la figura di un operatore dell’animazione deriva da una predisposizione naturale e dalla sua qualificazione professionale. In altri termini, non si tratta di stabilire se un professionista del settore sia il promotore dell’atto animativo, per cui l’utenza assume il ruolo di “gregario” e nemmeno si tratta di ipotizzare come unico fruitore dell’attività l’utente per cui in questo caso, è l’animatore a ricoprire un ruolo marginale. Un animatore va quindi considerato come l’arbitro, il responsabile unico del rapporto interpersonale dal quale scaturisce il suo operato. Un professionista del settore va visto come uno stimolatore di interessi ed è attraverso la sua opera che soddisfa la richiesta di attività socio ricreative degli utenti. A questo punto, si pone in evidenza il concetto “qualitativo” dell’animatore come autentico leader dei rapporti sociali, il che sta a significare che il suo essere protagonista deriva dalla sua autenticità di uomo e di animatore. L’autenticità dell’animatore sia come uomo che in qualità di professionista del settore, ci riconduce al concetto del rapporto interpersonale, ovvero interazione e dialogo. L’attività animativa si può sinteticamente definire come, ricerca di insieme, lavoro comune, ed è indubbio che mediante l’animazione si sviluppano, si creano, una serie di rapporti sociali che si colorano di tonalità affettive quali l’amicizia, la stima verso il prossimo, la comprensione per le emozioni altrui. L’animatore quindi, instaura  una serie incessante di rapporti dando vita ad una comunicazione in cui, da una parte egli permette all’utente di essere se stesso e di partecipare quindi, secondo la propria naturale inclinazione ai programmi dell’animazione, dall’altra lo stesso animatore conserva quell’autonomia nei confronti della propria personalità che lo mette al riparo da eventuali “coinvolgimenti personali” consentendogli di conservare il necessario dominio di se. L’essere protagonista, favorire i rapporti sociali, per un animatore è quindi un dovere ed è evidente che non basta la sola predisposizione, ma occorre sempre una efficace tecnica operativa. Così facendo si acquisiscono e si mettono in pratica conoscenze scientifiche e tecniche, atte a svolgere anche funzioni di assistenza nei suoi molteplici aspetti : preventivo, curativo, riabilitativo.

 

 

( a cura dello staff di Animandia, tratto da Analisi generale dell’animazione Edizioni Effegi)

 

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