Cecilia Martin Birsa: un’arte scultorea tra magia e poesia

“Quando penso a Cecilia Martin Birsa nel momento catartico dell’atto e del gesto creativo mi immagino tutta la cura e la premura certosina con la quale plasma e modella la materia, stemperandone la solida robustezza corposa e modulandone il volume e la densità, per ottenere un eccellente risultato, che fonde insieme perizia tecnica e padronanza strumentale a fantasioso estro e spiccata sensibilità empatica e intuitiva”. Ecco, come la Dott.ssa Elena Gollini si pronuncia nel dare le sue proiezioni critiche alla produzione scultorea della talentuosa Martin Birsa. Inoltre, proseguendo ancora nelle dissertazioni riflessive ha argomentato dichiarando: “Le sculture di Cecilia possiedono un misto di magia e di poesia, che le rende ammalianti e accattivanti. La magia scaturisce e si alimenta da quell’allure speciale e indefinita che le circonda e funge da cornice di contorno. Ogni opera la possiede in sé fin dal momento iniziale della creazione e per tutto lo sviluppo ovunque viene posta e collocata, affinché possa rafforzarsi ed essere percepita in toto dallo spettatore. È una magia quasi mistica e spirituale, che diventa un prezioso plus valore aggiunto e le rende assolutamente uniche e inimitabili. La poesia soave e delicata nasce dalla formula espressiva e comunicativa sempre sobria e garbata, che si profonde in modo raffinato ed elegante attraverso una narrazione fluida e scorrevole, autentica e spontanea. La componente aulica è pregnante di naturalezza e di purezza incontaminata, che corrisponde alla viscerale grazia innata, che guida la catarsi creativa di Cecilia e la spinge a trovare uno stile di lirismo mai troppo ridondante, sempre in linea con quella dimensione minimale ed essenziale che contraddistingue il palinsesto rievocativo. Ogni opera diventa allora la traslazione simbolica e metaforica di una magia e di una poesia, che prendono vita e diventano entità tangibili e visibili, per consentire al fruitore di accostarsi con un approccio intenso e profondo e intriso di coinvolgimento e di immedesimazione. La magia e la poesia trovano una propria nicchia protettiva, che le accoglie e le ingloba nel corollario della narrazione formale e sostanziale e diventano così elementi e componenti qualificanti primari e indispensabili. Senza questa magia e questa poesia mancherebbe pertanto quel quid esclusivo e sui generis, che per Cecilia è estremamente avvalorante per infondere e per imprimere alla sua incantevole produzione una cifra distintiva e connotativa ancora più forte e potenziata e per rimarcare la volontà di cimentarsi in un lavoro scultoreo sempre coerente e consapevole rispetto al suo modo di sentire e di pensare”.