Inquinamento plastica: un’emergenza alimentare

L’uomo mangia 5 grammi di plastica ogni settimana e questa sta diventando un’emergenza sempre più pressante.

Mano a mano che gli scienziati studiano il problema ci si rende conto della gravità della situazione: se fino a qualche anno fa si pensava che il problema principale fosse di natura strettamente ecologica per la vita di flora e fauna, oggi, progressivamente, ci si sta rendendo conto che l’emergenza sta trasformandosi in un problema anche sanitario.

Una dieta a base di plastica

Secondo gli ultimi studi, assumiamo tutti i giorni plastica in forma di particelle.

I dati pubblicati sono sconvolgenti e sono destinati a rivalutare l’approccio al problema plastica in modo radicale, infatti l’alimentazione tramite acqua e cibo risulta fortemente contaminata.

Secondo lo studio “No Plastic in Nature: Assessing Plastic Ingestion from Nature to People” dell’università di Newcastle, l’assunzione di plastica è continua e avviene attraverso cibi e bevande ormai tutti fortemente contaminati dalle microplastiche.

Trattandosi di frammenti di dimensione microscopiche non ce ne rendiamo conto, ma è stato calcolato che che ingeriamo 2000 particelle a settimana, pari a 5 grammi circa, il che corrisponde al peso di una carta di credito, e quindi a 250 grammi annui e 100.000 frammenti.

La minaccia delle microplastiche

Le microplastiche sono state rilevate ormai in tutta l’acqua esaminata nel mondo sia in quella di superficie, ma cosa ancor più grave è presente anche nelle falde acquifere che usiamo per attingere l’acqua minerale.

Ecco dunque che siamo senza scampo: sia che si beva acqua di rubinetto oppure acqua in bottiglia è indifferente comunque ingeriamo plastica, tra gli alimenti invece i più inquinati risultano essere frutti di mare, sale e birra.

Alcuni mesi fa sono state addirittura ritirate alcune tavolette di cioccolato di marca perché contaminate da particelle di plastica.

Il cioccolato rappresenta uno degli alimenti più apprezzati sia da grandi che da piccoli, ha sconvolto gli amanti di questo dolce alimento, la notizia, a poche settimana dalla Pasqua del 2019, che, all’interno di alcune tavolette di una delle marche più amate, è stato trovato il materiale forse più inquinante e nocivo per l’uomo: “la plastica”.

L’allarme è stato dato dall’azienda produttrice stessa ed è scattato subito il ritiro.

Lo studio WWF sulle microplastiche

Una ricerca australiana commissionata dal WWF cerca di comprendere l’impatto dell’inquinamento da microplastiche sugli esseri umani.

Forte di questa ricerca, WWF ha provveduto a mettere in guardia con decisione i governi sugli effetti dannosi per gli esseri umani delle microplastiche e ha invitato a un’azione decisa e concertata per gestire il problema che andrà risolto alla radice e in tempi stretti.

Infatti per limitare le microplastiche andranno fermate le milioni di tonnellate di plastica che continuano a essere diffuse in natura e un solo stato non è in grado di incidere sul problema in modo efficace ma serve la buona volontà di tutti.

Il problema plastica in Italia

L’Italia ha intrapreso già azioni decise per la limitazione del problema vietando l’uso di prodotti di plastica monouso.

Anche la sensibilità della cittadinanza è molto cresciuta: molti adottano sistemi casalinghi di depurazioni ad osmosi che consentono di limitare se non azzerare l’utilizzo di bottiglie di plastica.

I produttori di depuratori di acqua domestici sono stati tra i primi a iniziare una sensibilizzazione dell’utenza verso l’abbandono delle bottiglie di plastiche e molti dei consumatori che hanno adottato un depuratore domestico lo hanno fatto sia per una motivazione ecologica che, ovviamente, per un netto risparmio potenziale sulle spese dell’acqua.