Metalli leggeri e pesanti

Il metallo è un materiale che trova un enorme impiego grazie alle proprie caratteristiche meccaniche, elettriche e magnetiche. Caratteristiche strettamente dipendenti dalla sua struttura cristallina e dal tipo di legame chimico che tiene uniti i diversi atomi.

In natura solo l’oro e lo stagno non si degradano nel tempo, gli altri metalli tendono inevitabilmente a restituire l’energia assorbita durante i processi di estrazione e a formare composti più stabili. Si tratta del processo della corrosione, provocato dall’interazione chimica o elettrochimica tra il metallo e l’ambiente circostante, che provoca il degrado del metallo in minerali simili a quelli da cui è stato estratto, attraverso la formazione di patine superficiali, più o meno tenaci.

Dal punto di vista metallurgico, i metalli possono classificarsi in base al loro peso specifico in pesanti o leggeri, oppure in base agli usi: comuni (ferro, zinco, rame, piombo, stagno), preziosi (oro, argento, platino, palladio), speciali (magnesio, cromo, nichel, titanio, ecc.).

Metalli pesanti

Non esiste una definizione universalmente accettata di metallo pesante basata sulle proprietà chimico-fisiche. Sono state proposte delle definizioni in base alla densità (un metallo pesante sarebbe un elemento chimico la cui densità sia maggiore di 5 grammi per centimetro cubo) o in base al peso atomico (un elemento il cui peso atomico sia maggiore di 20).

Le principali caratteristiche chimiche dei metalli pesanti, ossia il carattere cationico con diversi stati di ossidazione e l’elevata attitudine a formare complessi molecolari nel citoplasma cellulare, fa includere nell’elenco dei metalli pesanti anche elementi, come il selenio e l’arsenico, che non sono metalli, sebbene siano dotati di proprietà fisiche e chimiche simili a quelle dei metalli in senso stretto.

Per questi motivi è stato talora proposto di abbandonare la classificazione in base alla densità o al peso atomico in favore di una nuova classificazione tripartita degli elementi chimici a seconda che esibiscano una prevalente affinità per gli atomi di ossigeno, per quelli di azoto e zolfo, o infine un comportamento intermedio tra le due precedenti categorie.

Metalli leggeri

Vengono definiti metalli leggeri alcuni metalli e leghe metalliche di interesse tecnologico aventi densità molto inferiore rispetto a quella delle leghe ferrose (acciai e ghise). Rientrano nella categoria il magnesio e le sue leghe (densità intorno al 25% di quella dell’acciaio), l’alluminio e le sue leghe (35%), il titanio e le sue leghe (60%), tutti materiali la cui leggerezza costituisce il principale pregio che ne motiva la crescente presenza soprattutto nei settori dei trasporti (automobilistico, aeronautico, spaziale) e dell’elettronica.

Esistono vari tipi di metalli, scoperti in epoche distanti nel tempo, perché ben pochi metalli sono reperibili in natura allo stato nativo e perché ogni metallo ha una sua particolare temperatura di fusione che rende più o meno facile la sua estrazione dalle rocce che lo contengono. I primi metalli storicamente lavorati (il rame e lo stagno) hanno naturalmente una temperatura di fusione relativamente bassa, già ottenibile con gli antichi forni di circa 10.000 anni fa (epoca in cui, presumibilmente, iniziò la lavorazione del rame).

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