FACEBOOK CONTRO “IL SETTIMO SIGILLO” DI H.A. Poul Writer

In un articolo della Stampa del 02/11/2015 si indicava che:

“Facebook apre alla possibilità di usare pseudonimi e soprannomi. Il social network, come annunciato dal manager Alex Shultz in una lettera ad organizzazioni per i diritti civili, introdurrà novità alla sua policy che chiede agli iscritti di utilizzare «nomi autentici» sulla piattaforma.

Prima di tutto il social network darà agli utenti la possibilità di inserire tra le informazioni personali anche una nota che spieghi per quale ragione si usa un determinato nome. «Aiuterà il nostro team a capire meglio la situazione», spiega Alex Schultz. In secondo luogo Facebook renderà più difficili le segnalazioni di utenti con la motivazione che utilizzano nomi falsi.”

Quindi se Facebook non ha cambiato policy l’uso di uno pseudonimo non è la ragione della lotta del Social Network contro il libro “Il Settimo Sigillo – Il Ritorno del Re” pubblicato da H.A. Poul Writer, uno scrittore esordiente, forse non bravissimo ma sicuramente molto coraggioso.

Recentemente Poul Writer ha esordito con un libro molto particolare purtroppo in un paese altrettanto particolare.

I contatti e le visualizzazioni oltre alle manifestazione di interesse nella prima settimana hanno superato le 10 mila unità. Ciò che suscita molto interesse è che il libro propone un punto di vista rivoluzionario, innovativo, un approccio completamente differente sul metodo fino ad ora utilizzato per interpretare la Bibbia. Tutti i lettori che hanno avuto il tempo di interagire con l’autore e che hanno poi acquistato il libro lo hanno molto apprezzato perché rappresenta una perfetta coniugazione tra scienza e spiritualità, senza tuttavia intaccare minimamente le credenze individuali del lettore. Nulla di oltraggioso quindi.

In pochi giorni Facebook ha bloccato l’account con il pretesto di una carta di identità, naturalmente impossibile da produrre in questo caso se non violando la procedura di tutela dello scrittore ed in aperto contasto con quanto dichiarato da Alex Shultz nel 2015.

Che il libro deve aver dato molto fastidio è evidente. Naturalmente le spiegazioni prodotte dallo scrittore a Facebook sulle ragioni dell’uso di uno pseudonimo non sono servite a nulla.
L’account è stato bloccato da un fantomatico PIPPO dell’assistenza Facebook, nome che aggiunge oltre al danno anche la beffa. Quindi il messaggio che si vuole far filtrare non tanto velatamente è chiaro.

Se l’italia è ancora un paese libero, fate voi le vostre considerazioni.