Stagflazione, i mercati tornano a fare i conti con un fantasma ingombrante

Ci sono due problemi che stanno agitando la politica economica e i mercati. Il primo è l’impatto che l’inflazione sempre più alta potrebbe avere sulla ripresa economica. Dall’altro il fantasma della stagflazione (ossia la combinazione di prezzi più alti e crescita zero) che sta comparendo all’orizzonte.

Il rischio concreto di stagflazione

inflazione stagflazioneLa crescita dei prezzi, che è stata innescata dalla ripresa economica post-pandemica, è stata ulteriormente alimentata dallo scoppio della guerra in Ucraina.
Il conflitto ha spinto in special modo i prezzi delle materie prime energetiche, dal momento che gas e petrolio russi sono motori importanti per l’industria di tutta Europa.

Gli aumenti dei prodotti energetici si sono a loro volta trasferiti su altre categorie di beni e prodotti, in particolare su quelli alimentari.
Dall’inflazione alla stagflazione il passo è ora più breve, anche se la preoccupazione non è uniforme in tutto il globo.

L’Europa è nel mirino

Soprattutto in Europa il problema è serio. Non solo l’inflazione continua a correre, del resto i valori Eurostat dell’indicatore momentum sono chiari: la forza progredisce, non rallenta. Ma è sempre più concreto il pericolo che ad essa si accompagni anche una frenata economica. Appunto, stagflazione.

Numeri alla mano, diversi Paesi rischiano che il prodotto interno lordo arretri, forse fino a diventare negativo, a causa delle conseguenze della guerra in Ucraina. Ne deriverebbe una situazione in cui l’aumento dei prezzi risulta accompagnato da un rallentamento dell’economia. Questo problema sta agitando non soltanto i politici europei, ma anche i mercati.

Gli USA più al riparo

L’alta inflazione sta costringendo la Federal Reserve, la banca centrale americana, a considerare delle strategie più aggressive di quello che si pensava in precedenza. La deviazione standard della volatilità ha infatti superato il limite di tolleranza. Alcuni membri del FOMC (Federal Open Market Committee) sono favorevoli a strette monetarie più feroci.

Regno Unito meno esposto

Un altro grande polo economico mondiale, la Gran Bretagna sembra invece doversi preoccupare di meno della stagflazione. Resta però alle prese con un’inflazione violenta. Mercoledì il ministro delle finanze Rusnik ha sottolineato come i recenti massimi pluridecennali sono destinati a crollare nei prossimi mesi, quando la crescita dei prezzi potrebbe addirittura toccare un picco del 8%.