Consumo del suolo, la Puglia prima regione ad avere un piano

Il consumo e la gestione del suolo sono questioni complesse, che richiedono l’intervento di parametri sociali, economici, ecologici, antropici, storici e lavorativi. I risultati di una ricerca del Politecnico di Bari

Consumo suolo: La Puglia è la prima regione italiana ad avere un piano di utilizzo del suolo. La ricerca è stata svolta da Carmelo Maria Torre, professore associato di Estimo del Politecnico di Bari e presidente regionale dell’Istituto Nazionale di Urbanistica, insieme ad Alessandro Bonifazi, ricercatore indipendente del Politecnico di Bari, e Andrea Arcidiacono, vice presidente dell’INU e responsabile del Centro Ricerche Consumo di Suolo, ed ha visto la collaborazione di Legambiente, Istituto Nazionale Urbanistica, Politecnico di Bari e di Milano, C.R.C.S., Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale ed Associazione Agronomi ed Ambientalisti.

Consumo del suolo: la ricerca in Puglia

La ricerca ha condotto ad importanti risultati che sono stati presentati nel corso dell’evento “Sol Day 2017”, presso il Politecnico di Milano, riscontrando vivo interesse tra i partecipanti.

La Puglia ha consumato 8% del suolo utilizzabile
Dalla ricerca è emerso che la Puglia ha utilizzato l’8% del suolo. Mediamente, nell’ultimo decennio, ogni anno, circa 1700 ettari si sono trasformati in infrastrutture, industrie ed abitazioni. Quindi, ogni 4 anni in Puglia il consumo di suolo è pari all’estensione di una città come Bari.

Lo studio ha suddiviso la Puglia in 11 contesti territoriali, da nord a sud: sub appenino Dauno, Gargano, Tavoliere, Valle dell’Ofanto, Terra di Bari, Alta Murgia, Area vasta Tarantina, Valle d’Itria e Costa degli ulivi monumentali, Area vasta di Brindisi, Piana salentina, Serre salentine. Ogni contesto, e a volte anche i singoli Comuni, mostrano loro specifiche peculiarità. In generale un maggior consumo di suolo si registra sulle aree costiere e nel contesto territoriale delle principali città.

Il suolo pugliese è stato molto “consumato” in passato
Il prof. Carmelo Maria Torre
«Fondamentalmente – spiega il prof. Torre (nella foto)– la Puglia è una delle regioni che ha un suolo già consumato nel corso del tempo. Il suolo si consuma in base alla morfologia. Consumare suolo significa fondamentalmente trasformarlo in ambienti artificiali. Il valore che riportiamo dipende dal tipo di misura che viene effettuata e dai parametri che vengono utilizzati per i calcoli. Per questa ragione, capirne i fenomeni è più complicato. Non tutto il suolo però si può rendere realmente artificiale. Perciò, stiamo sperimentando il “concetto di efficienza”. Se devi far pagare un prezzo all’ambiente, cerchiamo di valutarne i benefici».

«Abbiamo analizzato lo sviluppo territoriale della Puglia dal 2006 al 2011 – chiarisce il dott. Bonifazi – Facendo riferimento alla prima carta europea disponibile relativa all’uso del suolo che risale al 1990. Mentre nei primi 10 anni c’è un consumo del suolo relativo ad uso residenziale, negli ultimi anni si ha tendenzialmente un pareggio ed un’inversione da parte di usi produttivi e le infrastrutture».

La ricchezza non è connessa con la trasformazione del suolo
«Si pensa – continua Torre – che ogni volta che trasformiamo lo spazio, si crei ricchezza, ma non è così, perché la ricchezza è anche immateriale. I boschi, le gravine e la natura rappresentano una domanda di territorio, perché sono necessari per gli interessi comunitari. Qui prevale la dimensione immateriale che va tutelata e valorizzata. Se guardiamo la superficie urbanizzabile dei piani regolatori, a Bari c’è una superficie che potrebbe ospitare 600mila abitanti quando invece ne ha 330mila. Bari è un caso emblematico: ha un territorio molto piccolo, 120km quadrati, la metà di questi sono già urbanizzati, ma non ha più spazio per espandersi. Il piano di Bari può ospitare la popolazione dell’intera Basilicata. C’è uno squilibrio territoriale enorme. Da assetto urbano bisogna ragionare come assetto territoriale. Dobbiamo imparare a sfruttare meglio lo spazio che abbiamo già utilizzato. Le aree interne, che sono quelle meno urbanizzate, oggi sono la nostra salvezza».

La Puglia è ricca di “oggetti artificiali”
Il dott. Alessandro Bonifazi
«C’è tanta dispersione in Puglia – conclude Bonifazi – Non è in termini assoluti la regione che ha consumato più suolo ma è quella in cui gli oggetti artificiali, come singoli immobili sparsi nelle campagne, sono più numerosi ed interessano la quasi totalità del territorio. Oggi è patrimonio comune l’idea che i luoghi di maggior pregio naturalistico e culturale vadano tutelati, salvo poi poter dilagare in tutto il resto del territorio. Gli studi contemporanei dell’uso del suolo considerano anche gli aspetti ecologici di un territorio. Ci vogliono circa 30 anni per formarsi un centimetro di suolo. In questo senso, è una risorsa non rinnovabile».

Il progetto MITO-Lab
La ricerca è nata nell’ambito di un Progetto di Potenziamento finanziato con 1.250.000 euro dai fondi europei del Piano di Adesione e Coesione per il rafforzamento delle strutture di ricerca. Il Progetto ha portato alla costituzione del MITO-Lab (Multimedia Information for Territorial Objects – Laboratory), che prevede analoghe strutture dedicate all’analisi territoriale in 4 università della Campania (Federico II, Suor Orsola Benincasa, Università Vanvitelli e Università di Salerno), nell’Università di Palermo e nella sede siciliana di ISPRA per una spesa totale di 10 milioni di Euro.

Dopo Milano, lo studio completo sarà presentato a settembre a Bari.

Intervista condotta da Ambient&Ambienti