Ecco i segreti di Scrinium. “Così cloniamo i documenti antichi e proteggiamo la storia dell’umanità”

Il sogno è quello antico, quello della conoscenza vera. È il desiderio di ogni studioso, quello di toccare con mano i documenti dove la storia pulsa nella sua anima originale. Per poi diffonderla, raccontarla, renderla popolare. E migliorare, con la cultura, la società nella quale viviamo. Scrinium nasce nel 2000, oggi ha sede a Mestre. Attraverso le più avanzate tecnologiche nel campo del rilievo documentario, l’azienda si è data come mission quella di realizzare cloni di documenti e opere letterarie dei secoli andati. Il volto di Scrinium è quello del suo fondatore, Ferdinando Santoro, tra i pochissimi ad ottenere la fiducia dei maggiori enti conservatori, su tutti l’Archivio Segreto Vaticano.  “Ma le nostre ricerche non si fermano mai, ci muoviamo negli archivi di tutto il mondo alla ricerca di documenti preziosi per l’umanità”, spiega Santoro.

Presidente Santoro, partiamo dall’inizio. Come fate a scoprire negli archivi segreti questi documenti così unici?

“All’inizio entrare negli archivi degli enti conservatori è stato difficile, quasi impossibile. Ma a poco a poco abbiamo dimostrato la nostra autorevolezza e ottenuto ad esempio un mandato fiduciario esclusivo, conferito dalla Prefettura dell’Archivio Pontificio, per la realizzazione, la diffusione e la promozione internazionale dei documenti custoditi all’interno dell’Archivio Segreto Vaticano nel progetto Exemplaria Praetiosa. Ma non solo. Nel tempo, Scrinium è stata scelta anche dalla Biblioteca Apostolica Vaticana e dal Sacro Convento di San Francesco in Assisi per la riproduzione scientifica dei loro preziosissimi manoscritti”.

Dopo aver individuato un documento, come procedete per clonarlo?

“Il lavoro inizia col restauro conservativo e con la raccolta di informazioni inedite sulla storia del documento, elementi che poi ci serviranno per farlo conoscere al mondo, anche alle persone meno esperte. Poi inizia un minuzioso lavoro di ricerca paleografica e ripetuti rilievi e analisi sulla struttura bio-chimico-fisica del reperto storico. L’attività di ricerca scientifica sul materiale-fonte viene condotta da un team di studiosi ed esperti. Quindi si procede alla scelta dei materiali per il realizzo dell’opera, che devono essere il più possibile identici agli originali. Le istituzioni conservatrici, alla conclusione del processo, rilasciano un documento di certificazione ufficiale che è la conferma del nostro operato e del fatto che il clone è assolutamente identico all’originale”.

Le opere che avete diffuso nel corso degli anni sono moltissime. Tra tutte, quali sono quelle che ritenete più importanti?

“Vanno sicuramente citati la bolla “Antiquorum habet fidem” per l’indizione del primo giubileo con Bonifacio VIII, le pergamene degli atti integrali del processo ai Cavalieri Templari (1308), la supplica dei pari d’Inghilterra a Papa Clemente VII con richiesta di annullamento del matrimonio di Enrico VIII con Caterina d’Aragona (1530), ma persino gli unici scritti autografi superstiti di San Francesco. Sono momenti che si studiano nei libri di storia, sono fatti che travalicano il tempo. E’ sempre un’emozione vedere le parole dalle quali si sono originati”.

Uno degli ultimi lavori che avete presentato, il Testamento di Marco Polo del 1324, ha fatto molto parlare di sé. Come avete fatto a portarlo alla luce?

“La ricerca del documento è iniziata alla Biblioteca Nazionale Marciana di Venezia, dove si conserva fin dalla prima metà dell’Ottocento la pergamena su cui Marco Polo, dal suo letto di morte, dettò le sue volontà. Il testamento fu redatto dal prete-notaio Giovanni Giustinian il 9 gennaio 1324. La pergamena è stata ritrovata all’interno del codice marciano Lat. V, 58-59, che raccoglie anche i testamenti del padre Niccolò e dello zio Matteo, compagni di Marco nel lungo viaggio alla corte di Kublai Khan del 1271”.

Concretamente come avete operato?

“La prima fase è stata quelle delle analisi delle caratteristiche chimico-fisiche da parte di un’équipe di specialisti in microbiologia. Contestualmente, il professor Attilio Bartoli Langeli, paleografo di fama internazionale, ha realizzato la prima edizione diplomatica corretta e completa del testo. Il testamento è stato quindi consegnato per il restauro all’Icrcpal, l’Istituto centrale per il restauro e la conservazione del patrimonio archivistico e librario di Roma. Quindi è intervenuta Scrinium per le fasi di rilievo e le successive riprese ad altissima definizione sui documenti”.

E alla fine il documento è stato mostrato al mondo. Che analisi sono state fatte sulla figura di Marco Polo dai professionisti della cultura, che per la prima volta hanno potuto vederlo?

“Donazioni alla chiesa per salvarsi l’anima, la liberazione dello schiavo, l’eredità per la moglie e alle figlie in un momento storico nel quale si lasciava tutto al ramo maschile: ne emerge il ritratto che, per usare una sintesi più consona ai nostri tempi che ai suoi, lo renderebbe una sorta miliardario femminista. Il resto è l’elenco degli oggetti mitici che aveva riportato dalla Cina: bottoni di ambra, stoffe traforate in oro, drappi di seta, redini di foggia singolare, persino il pelo di yak e una “zoia” in oro con pietre e perle”.

L’altra grande opera per la quale Scrinium è finita recentemente al centro dell’attenzione dei mass media è lo studio dell’uomo Vitruviano, che avviene durante le celebrazioni per i cinque secoli dalla morte di Leonardo. Si intitola “Novatio et Ingenium” e mostra il lato umano di Leonardo da Vinci. Come si opera in casi come questi?

“Il metodo è stato quello del confronto con i disegni di un altro personaggio geniale, molto stimato dai suoi contemporanei ma in seguito trascurato per secoli dagli studiosi: l’artista e ingegnarius senese Francesco di Giorgio Martini. Abbiamo messo in dialogo il Codice Vaticano Urb. Lat. 1757, ossia il prezioso taccuino privato con gli schizzi del Martini, tesoro della Biblioteca Apostolica Vaticana solo raramente esposto al pubblico, con un elegante volume d’arte che contiene 97 tavole raffiguranti disegni e progetti di Leonardo”.

Di fatto, sembra che Leonardo abbia copiato dal Martini quella celebre immagine. È così?

“Abbiamo chiarito in che modo Leonardo avesse colto dal Martini, e non da Vitruvio, i rapporti fra le varie parti del corpo umano e l’altezza totale dell’uomo, la prima idea della rappresentazione grafica di quei rapporti numerici e la loro famosa inscrizione entro circoli e quadrati. Nel taccuino di Martini spicca infatti un disegno dello studio delle proporzioni della figura umana: un uomo dentro ad un cerchio con braccia e gambe aperte, “la famosa posa vitruviana” a dimostrazione che molte delle invenzioni di Leonardo sono chiaramente anticipate, descritte e disegnate da Martini”.

Il nuovo volto di Leonardo è dunque meno geniale e più umano, quello di un intellettuale immerso nel suo tempo?

“Leonardo era un uomo che frequentava l’ambiente degli intellettuali dell’epoca e si confrontava con altre menti illuminate”.

Dal lato umano di Marco Polo all’ispirazione di Leonardo. Cosa si prova ad entrare nell’intimità della storia attraverso i suoi libri?

“Nel corso della storia sono stati infatti stampati milioni di libri e scritti documenti di ogni genere. Alcuni di questi sono architravi culturali sui quali si basa la nostra civiltà. Queste “carte” che travalicano il tempo sono difese in archivi segreti, in preziosi caveau dove solo pochissime mani elette, quelle dei conservatori e di una selezionatissima schiera di intellettuali, possono ancora sfogliarle. Se Scrinium esiste è proprio per rispondere alla sua domanda: permettere a tutti di entrare dentro la storia reale, toccando con mano i suoi documenti. Siamo generatori di emozioni culturali, vogliamo far conoscere al mondo i segreti intimi della storia culturale, mostrare concretamente questi scrigni dove sono rinchiusi. E quando ci riusciamo troviamo l’energia per ripartire con una nuova ricerca documentale”.