La giusta strategia per promuovere un sito di nuova registrazione sui motori di ricerca

Quando si registra un nuovo dominio lo si vorrebbe subito vedere in testa ai
risultati di ricerca dei più importanti motori tra cui Google e ciò tanto più
se il sito si occupa di un grande mercato con centinaia di migliaia di
potenziali clienti.

Se ad esempio si vuole aprire un nuovo portale di intermediazione turistica
(sul tipo di venere.com, tanto per fare un esempio) il sito si trova fin da
subito ad operare in un mercato in cui la concorrenza è enorme. Per fare un
esempio a caso, se prendiamo la parola chiave “hotel toscana” le pagine web
indicizzate da Google e quindi concorrenti del sito sono oltre 3.000.000 per
cui, per poter avere un posizionamento nella prima pagina (cioè tra i primi
dieci risultati) si dovrà superarne almeno 2.999.990.

In Italia Google è il re del mercato e fornisce ai siti una visibilità tale
per cui a volte gli utenti che arrivano al sito attraverso Google sono anche
oltre il 90% degli utenti complessivi. Per cui essere presenti su Google è
l’obiettivo primario.

I motori di ricerca (e Google, in particolare) elaborano le classifiche di
posizionamento sulla base di diversi fattori. Uno di questi è l’anzianità: un
sito creato nel 2000 è molto più considerato di uno creato nel 2007 e questo
in quanto nel primo caso Google ha potuto osservare e monitorare la
“storia” del sito: come e quanto è cresciuto nel tempo, con quale
livello ha aumentato i suoi contenuti e le sue pagine web, quanto, con che
frequenza e da chi il sito è stato linkato, se ha compiuto oppure no azioni e
tecniche scorrette, se ha sempre rispettato le linee guida ecc. Un sito nuovo
è sconosciuto per i motori di ricerca che non sono pertanto in grado di
giudicarlo tanto quanto un sito già avviato nel tempo.

Per questo i siti di nuova generazione per loro natura sono maggiormente
penalizzati rispetto a quelli “anziani” tanto che Google ha
addirittura inserito nel suo algoritmo un filtro (noto come
“sandbox” – sulla quale si veda l’articolo:
http://www.cduweb.com/articoli/funzionamento-motori-di-ricerca/google/sandbox.htm)
che serve ad oscurare la visibilità nel suo ranking per un periodo variabile
da 3/4 mesi ad un anno e oltre. Con l’ultimo aggiornamento di questo mese
(marzo 2007) sembra (il condizionale è d’obbligo) che il suddetto filtro sia
stato alleggerito in modo da essere meno severo e quindi avere una durata più
ridotta. Bisogna considerare però che maggiore è il livello di competitività
delle parole chiavi e maggiore è la “forza” con cui il filtro
incide sui risultati di posizionamento.

E’ vero che è possibile bypassare la sandbox e quindi evitare il problema
ricorrendo allo stratagemma del redirect 301 il quale è un comando a livello
server che indica il trasferimento definitivo di un sito da un indirizzo ad
un altro. Questo significa che si potrebbe acquistare un dominio esistente
(esiste un piccolo mercato anche in Italia ma è facile prendere colossali
buggerature se non si fa molta attenzione) il quale deve essere dismesso per
recuperare il suo avviamento. Così un sito registrato nel 2003 con il nome
www.rossi.it attraverso il comando 301 può essere reindirizzato al nuovo sito
appena costituito: www.nuovodominioappenaregistrato.com e il motore di ricerca
potrà considerare il secondo come la continuazione storica del primo, senza,
pertanto applicare il dannoso filtro.

Attenzione però ci sono alcune variabili da considerare:
1.in primo luogo per comprare un dominio occorrerà anche cambiarne
l’intestazione. Google, fra le altre cose, è anche registrar per cui è sempre
al corrente dei dati di registrazione (e dei relativi cambiamenti e modifiche)
di ogni singolo dominio, per cui il cambio di proprietà verrebbe notato da
Google;
2.bisogna anche far sì che i contenuti naturali del primo sito (www.rossi.it)
siano coerenti con i nuovi contenuti del nuovo dominio in quanto in caso
contrario Google capirebbe che l’operazione è volta al solo scopo di evitare
la sandbox.

Infine non c’è certezza assoluta (data anche l’aleatorietà delle variabili
appena esposte) che Google effettivamente e sicuramente non applicherà la
sandbox, anche perché l’algoritmo di Google è sempre continuamente aggiornato
e “work in progress”. Di fatto possiamo dire che, ad oggi, c’è una
ottima probabilità che l’operazione, se compiuta bene, possa funzionare.
A quanto ora detto vorrei poi aggiungere che secondo la mia opinione (che si
basa su oltre 10 anni di esperienza ed osservazione nel campo) non è mai una
buona politica partire con un posizionamento basato su parole eccezionalmente
competitive: molto meglio, e più efficace, partire con termini di nicchia.
Poi, solo in un secondo tempo, e mai prima di almeno un anno (come minimo)
passare alle parole chiave di vertice.

Per iniziare un’avventura con un nuovo dominio il seguente piano operativo
potrebbe essere una buona strategia:

PRIMO ANNO
Acquisto dominio strategico e redirect 301 (si veda in proposito:
http://www.cduweb.com/articoli/Ottimizzazione-siti-Posizionamento/redirect-301.htm)
Impostazione nel sito di parole chiave di nicchia
Aggiornamento costante dei contenuti del sito
Eventuale utilizzo di RSS
Accanto a questo mi muoverei per dare visibilità al sito in tre diversi
modi:

a) moderata campagna pay per click su Google AdWords e Yahoo Search
Marketing
b) pubblicità del sito con banner e spot su aree tematiche di importanti
portali italiani come Tiscali, Ansa, Excite ecc. ;
c) se il sito si pone obiettivi commerciali (es. vendita, intermediazione
ecc.), campagna di direct email marketing su target altamente profilato (da
studiare il tipo se B2B o B2C o un mix di entrambi).

SECONDO ANNO
Posizionamento nei motori di ricerca tradizionale
Valutazione del ROI delle campagne di webmarketing e email marketing (se le
stesse danno un ritorno importante rispetto all’investimento iniziale) si
possono riproporre selezionando anche altri canali.

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Stefano Mc Vey è esperto di Tecniche Seo Marketing e Posizionamento nei
motori di ricerca ed opera nel campo dal 1995. Il sito attraverso cui
contattarlo è www.cduweb.com

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