Inflazione shock e Borsa da record, il paradosso turco ha una spiegazione

Un proverbio dice “non è tutto oro quello che luccica“. Sembra adattarsi benissimo a quello che sta succedendo in Turchia. Se da una parte la Borsa di Istanbul viaggia a ritmo record, tanto da essere la migliore d’Europa, dall’altra c’è una inflazione galoppante che rischia di diventare una bomba ad orologeria sociale.

La Turchia e l’inflazione

inflazione turchiaAd un esame approfondito i due fenomeni presentano una inquietante connessione. E’ proprio l’alta inflazione che caratterizza il paese turco ad aver fatto da innesco al boom delle quotazioni in borsa.

Andiamo per gradi. A causa delle politiche assurde di Erdogan, che esercita continue pressioni sulla CBRT affinché tenga i tassi il più basso possibile, l’inflazione ha accelerato la corsa negli ultimi mesi arrivando a superare l’80%. Un livello che non si vedeva dal 1998.

Tutto questo sta provocando da mesi una profonda svalutazione della valuta nazionale. Malgrado Erdogan cerchi di convincere tutti che si intraveda qualche indicatore inversione trend, la lira turca infatti è scesa del 55% su base annua rispetto al dollaro, e del 27% dall’inizio dell’anno. Questo ne fa il peggior asset valutario tra tutti i mercati emergenti.

La Borsa corre… ma c’è il trucco

Nel frattempo però la Borsa di Istanbul ha portato il suo incremento annuale ad oltre il 70%, diventando per distacco la migliore Piazza azionaria del 2022. Rispetto all’anno scorso l’incremento è stato del 136,54%. Il grafico Kagi è praticamente sballato per seguire i movimenti dell’indice azionario turco.

Ma cosa c’entra l’inflazione? Centra eccome. Per molto tempo la situazione critica della Turchia ha spinto gli investitori ad allontanarsi dal mercato azionario del Paese. Di conseguenza la Borsa aveva perso valore. Adesso però, quello stesso motivo li ha spinti a tornare, perché gli investimenti nei titoli finanziari vengono utilizzati come mezzo di copertura contro la crescita dell’inflazione e la caduta della valuta nazionale.
In sostanza, la situazione si è rovesciata: l’indice è più che raddoppiato nell’ultimo anno (era a 1.454), salendo oltre 100 volte rispetto al valore che aveva del 1988 (33 circa).