ANIMATORE: PREDISPOSIZIONE ALLA PROFESSIONE

Un animatore per potersi definire “professionista”, deve essere dotato di ottima preparazione, possedere facilità di espressione, saper adeguare le sue capacità al contesto sociale in cui opera ma, deve soprattutto possedere una naturale inclinazione per i rapporti interpersonali. Tutto ciò però non basta se non si è in grado di trasmettere agli utenti ciò che si conosce e che si è in grado di fare. L’animatore non solo deve possedere una sufficiente cultura teorica della materia, ma deve essere capace di farsi accettare e capire dagli altri, dedicandosi al suo lavoro con umiltà e passione. Occorre entrare in sintonia con gli utenti, sfruttando intelligentemente l’innata spontaneità e stimolando la naturale facilità nell’allacciare rapporti, con queste caratteristiche, intendiamo indicare la predisposizione alla professione. L’animatore deve essere in grado di appagare i desideri degli utenti, adattando la sua personalità, le sue conoscenze e la sua fantasia, alle particolari tendenze dei questi ultimi. Un animatore che ad esempio, si trova a contatto con categorie socialmente disagiate, pone in essere delle azioni il cui fine è comunque rivolto alla rimozione delle cause di questo disagio o almeno ad alleviarlo. L’istruzione, la formazione teorico – pratica devono favorire, affinare, le doti naturali che l’animatore possiede stimolandolo alla creazione e alla realizzazione di nuove idee, di nuovi progetti, completando così la sua personalità. L’animatore deve raggiungere sempre il suo scopo che è quello di mediare, stimolare, coinvolgere, educare, servendosi della sua vivacità della sua fantasia.

E’ importante  essere sempre consapevoli delle difficoltà e dell’importanza del lavoro, bisogna possedere autocontrollo, spirito di adattamento, mostrarsi sicuri, spigliati e infondere simpatia e sicurezza; in tal modo le sue direttive, i suoi suggerimenti, saranno accolti sempre in modo positivo. Iniziativa, creatività, autonomia morale, queste ed altre  sono le doti naturali che, se armonizzate nella giusta misura formano e danno vita, all’animatore professionista. Egli deve quindi possedere in primo luogo una vocazione, poiché la qualità del suo lavoro è direttamente legata alla sua capacità naturale di entrare in sintonia, in comunicazione con gli utenti. Spesso determinate qualità sono da noi, inconsciamente soffocate, però nel momento stesso in cui nasce la giusta occasione tali doti vengono fuori e potranno essere intelligentemente e positivamente utilizzate. Sorge a questo punto il problema della vocazione, intesa come quella sorta di naturale predisposizione al lavoro. Sembrerebbe scontato alla luce di quanto affermato sin ora, che l’animatore debba sentire in se stesso una < chiamata interiore >, non a caso lo si potrebbe paradossalmente paragonare ad un individuo che si sente investito di una missione socialmente utile al pari di un sacerdote o di un assistente sociale. Tuttavia, per quanto l’accostamento possa apparire suggestivo ed in qualche modo appropriato, trattandosi in fin dei conti della delicata opera di favorire rapporti interpersonali, se si assume il concetto di vocazione in un senso affine a quello del richiamo religioso, la personalità dell’animatore, assume caratteristiche generiche e scade addirittura nel retorico. Occorre però notare che è pur vero che qualsiasi lavoro costituisce anche una < missione > e che soltanto nel rispondere con sincerità e con entusiasmo a tale chiamata, la persona si qualifica. In altri termini, si può semplicemente affermare che animatori si nasce e che, se non si è dotati di una vera predisposizione, a poco valgono gli apprendimenti di tipo tecnico pratico o metodologico. Si tende quindi, ad accostare la figura dell’animatore, la sua personalità, a quella degli artisti in genere per i quali lo studio di tecniche vale ben poco se mancano di ispirazione. Si pensi ad esempio all’opera del medico, nessun libro, nessuna esperienza, potrà mai formare un dottore competente se a questi mancheranno determinate attitudini, però allo stesso tempo nessuna competenza si acquisisce senza l’apprendimento di specifiche conoscenze. Il problema della predisposizione alla professione non è quindi inesistente o futile, ma appare comunque chiaro che esige una naturale inclinazione sempre supportata da una sufficiente preparazione, cultura, in materia.

 

 

( a cura dello staff di Animandia, tratto da Analisi generale dell’animazione Edizioni Effegi)

 

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