Milano: una città futurista

Antonio Sant’Elia. L’architetto manifesto del Futurismo. Così lui disegnava le città. Così immaginava il loro skyline. Edifici alti, alti fino al cielo. Strada senza curve, solo linee rette. Incroci, retti. I suoi progetti, all’epoca, rimasero solamente su carta. Come parte dei Futuristi, al tempo non venne considerato moltissimo. Lontani, forse, da ciò che allora era il presente, ma vicini al nostro di presente, il loro Futuro. Dalla pittura, alla letteratura, la fotografia, la scultura, la danza, l’architettura, la musica e perché no, anche la gastronomia, i Futuristi segnarono la cultura italiana. Uno dei movimenti che adoro di più. La Milano di Antonio Sant’Elia.

Abitando in un piccolo paese di provincia, non ebbi mai modo di vedere simili strutture. La prima volta che andai a Milano scattai proprio delle fotografie agli edifici.

È stato curioso vedere come nei paesi di montagna per esempio, si rimanga affascinati dalle linee curve. Non so se mi spiego. Quando penso ad una strada che affianca un monte, quando penso ad un piccolo paese rurale, penso soprattutto ad un design curvo. Le strade sono curve, le montagne stesse sono linee curve. Girando per Milano era tutto così dritto, così pulito, che mi concentrai solo su questo, solo sul design della città. Le strade, sono dritte. Ci sono tanti incroci, ma sono sempre linee dritte.

La linea curva, dinamica e voluminosa che incontra la linea retta perfetta e pulita. L’incontro tra due epoche, l’incontro tra l’arte Rinascimentale, la Venere di Botticelli, con l’arte cubista di Picasso e il neoplasticismo di Mondrian. Kandinsky con l’arte astratta metteva insieme queste due linee, la retta e la curva. Due indici di BELLEZZA, forse una mescolanza tra la BELLEZZA ideologica in due tempi differenti.

La perfezione della linea retta e il volume della linea curva si mescolano insieme tra i palazzi che disegnano lo skyline della moderna città di Milano.

Le linee tracciano i contorni della BELLEZZA. Entrambe esprimono emozioni, a volte contrastanti, ma che producono BELLEZZA. Dalla morbidezza della Venere di Botticelli alla dura Donna che Piange di Picasso, al Nudo Scende Le Scale di Duchamp, gli artisti hanno sempre cercato di trasmettere una BELLEZZA che fosse di forma diversa.