“Tutelare i negozi“ al via la Campagna nazionale del Popolo Partite Iva

È partita da pochi giorni la campagna nazionale del movimento politico Popolo Partite Iva guidato da Lino Ricchiuti in difesa dei negozi  e locandine come quella riportata in foto stanno spuntando sulle vetrine di molte attività commerciali in diverse località della penisola , di seguito riportiamo il suo comunicato stampa :

“Oggi  voglio affrontare – dichiara Ricchiuti  – un tema che mi sta molto a cuore , e cioè quello della sopravvivenza dei piccoli negozi e dei centri storici di piccoli comuni o aree decentrate dalle grandi città.                                                               .
Il nostro movimento non si limita come il nome può ingannare a chi possiede una partita iva o ai suoi collaboratori , anzi , vuole svolgere una attività sociale partendo da chi certe situazioni le vive dall’interno , diciamo da questa parte del “bancone” .

Per rivitalizzare i piccoli centri storici è sì una questione di ripristino urbanistico (eliminare ad esempio le brutture edilizie di questi ultimi decenni; togliere il “grigio” che caratterizza piazze, strade, periferie), ma è anche “ritornare ai piccoli negozi, alle botteghe”. Ogni serranda che chiude definitivamente è un pezzo di vita comunitaria di un luogo che finisce. Dobbiamo però essere chiari. Pensare che i piccoli negozi possano “resistere” alla concorrenza , dei centri commerciali, dei cosiddetti “outlet”, è cosa assai ardua, forse vana.

Il tema che voglio affrontare è il seguente : è possibile pensare e prevedere il mantenimento nei piccoli centri, nella piazze e strade di paese, di attività cosiddette residuali? La piccola bottega di generi alimentari, il negozio del calzolaio, la merceria , l’ortolano, il bar dove con un caffè o un bicchiere di vino uno può star lì seduto a un tavolo e parlare, o giocare a carte o leggere il giornale per una o due ore o mezza giornata , attività, è da chiarire, che consideriamo “residuali” per i redditi (inferiori alla media), “antieconomiche” per il gestore o il piccolo imprenditore che le esercita .

E’ possibile immaginare persone, “operatori” del commercio o del piccolo artigianato che “decidono” di guadagnare meno, di accontentarsi di meno, ma di poter svolgere un’attività che non ha l’angoscia costante, quotidiana, della competitività e, quel che è più importante, che debbono avere (queste attività “residuali”) costi di gestione bassi, molto bassi, che così permettono sì di guadagnare magari poco, ma avere poche spese fisse, così da poter lo stesso avere un reddito? Costi bassi significa affitti abbordabili (la vera piaga di chi vuol intraprendere un’attività commerciale adesso) e niente tasse, un’esenzione totale a chi decide di voler guadagnare poco e, di fatto, permette di mantenere vitale un luogo con la sua presenza, con la sua attività.

Su questo le istituzioni pubbliche, dai Comuni alle Regioni, al Governo potrebbero fare molto, e tutto il sistema ne avrebbe un vantaggio: le nostre proposte sono la detassazione degli affitti introducendo una ritenuta alla fonte (per esempio il 10%) e così il proprietario non ha nessun altro obbligo fiscale, l’esonero totale dalle tasse per redditi lavorativi (commerciali o artigianali) sotto un certo “palese, evidente” livello,  l’attuale politica fiscale degli “studi di settore”, ora ridenominati “indici di affidabilità” dove si misura il reddito con i metri quadri di utilizzo di un’attività, con le persone impiegate, l’energia elettrica consumata eccetera, è risultata del tutto “incongrua e incoerente”; dannosa e fallimentare proprio perché ha colpito in primis le attività marginali e non solo (stiamo lavorando per la sua abolizione), i versamenti INPS su base volontaria , in fondo passando dal sistema retributivo a quello contributivo si è adottato il metodo “tanto verso , tanto trovo”, è assurdo spingere queste attività alla loro chiusura o mancate aperture solo perché non si riesce ad affrontare l’impegno obbligatorio degli oltre 3.600€ annui che per piccole attività è un vero e proprio salasso.

Il Paese non deve perdere la propria umanità , che è fatta anche di relazioni , luoghi dove a fronte di poche entrate permette ai residenti , a volte spesso anziani di sopperire alle mancanze di luoghi idonei che le istituzioni avrebbero dovuto creare.
Questo è il Popolo delle Partite Iva , argomenti e proposte di cui nessuno parla , perché marginali , ma noi ci rifiutiamo di concorrere a una società fatta di automi che abbia l’unico scopo della competitività , impostaci dalla economia globale e dai parametri inumani della commissione europea , che vede le attività commerciali solo dal punto di vista della competitività . La nostra costituzione , quella che i nostri “nuovi” padri costituenti volevano cambiare , non parla mai di “competitività” , ma in quasi tutti gli articoli e menzionata in sottointeso la parola “solidarietà” .

È necessario – conclude Ricchiuti – sensibilizzare istituzioni ma anche i cittadini , ricordando a tutti che i negozi sono anche dei presidi di sicurezza , con la luce delle insegne , telecamere di sorveglianza e vanno tutelati come beni primari , altro che vessarli tra tasse ed Equitalia .Non sarà certo la soluzione per la crisi economica che perdura da troppi anni  , ma piccole cose che possono portare subito un beneficio nell’immediato a tutta la collettività e a generare nuovi posti di lavoro a pochi metri dalla propria abitazione.”

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